di Franco Oranges

Caro don Santo,

correva l’anno1979, il 7 agosto, quando mons. Pasquale Gallina, Arciprete di Santa Maria Maggiore, schiudeva gli occhi al Cielo.

Dolore e mestizia afflissero quella comunità, la più antica e più popolosa di Corigliano, dopo lustri di un ministero ricco reso da un grande sacerdote e da una integerrima guida. Occorreva alla Matrice un nuovo Arciprete, ma ci volle la Quaresima del 1980, per sapere che … l’Arcivescovo mons. Antonio Cantisani aveva rivolto lo sguardo su di Te, figlio della nostra città, stabilendo l’inizio del tuo ministero il 30 marzo, Domenica delle Palme.  L’attesa di molti fu delusa perché… si attendeva altri e non Te! Perciò, non fu un ingresso messianico, proprio di quel giorno, perché … trovasti porte, finestre e balconi chiusi e… si dovette forzare il portale della chiesa… Ma…non ti scoraggiasti! Il grembo amabile di tua mamma, Immacolata Ferrari, che ti aveva amabilmente allevato e le mani operose del tuo papà, Giorgio, che ti avevano sostentato in umile ma onorata famiglia e che offrirono al Signore la tua vocazione e quella di tua sorella Raffaella, ti avevano insegnato a sorridere anche nelle difficoltà, nella miseria e nella solitudine.  E fu quello e fu così che desti inizio al tuo servizio tra noi! Aperite portas cordi… Il grido e l’invito di Giovanni Paolo II, da sempre e per sempre, ha caratterizzato il tuo sacerdozio e, pertanto, rimboccasti le maniche e ti mettesti al lavoro in una comunità popolata, numerosa, intrisa e composta da ricchezza e nobiltà ma afflitta anche da tanta povertà. E di quella comunità divenisti, in poco tempo, amabilis pastor, con i tuoi modi genuini, paterni e fraterni, ponendoti al fianco di tutti e di ciascuno, coniugando tradizione e novità, affermando che senza storia non c’è futuro, che la Chiesa non è per abolire ma per dare compimento e, quindi, così, affermasti i principi del Concilio Ecumenico Vaticano II che in quella porzione di comunità cristiana non erano ancora stati ben compresi. “Vecchio e nuovo possono coesistere, stare insieme, ad maiorem Dei gloriam…” Amante del Bello, consapevole che eri il Parroco della più importante chiesa della nostra città, un giorno, casualmente, volgesti lo sguardo a quella lapide marmorea che ricordava la “riconsacrazione” della chiesa ad opera di Mons. Felice Castriota Scandenberg, Vescovo di Bisignano e un tempo sacerdote della Collegiata di Santa Maria … Il Paraclito ti pervase l’animo perché da lì a due anni appena ricorreva il 250° di quell’evento che … non poteva passare sotto silenzio! E mettesti mano ai ferri! Facesti mondo nuovo! E desti il via ai restauri: un Centro Pastorale nuovo, il recupero di tutto ciò che di antico e di sacro rinvenisti dalle macerie, gli arredi lignei, la pittura degli interni della chiesa… Furono la Giustizia per il passato e l’amore per il presente che ti animarono in sì ardua impresa e, sebbene l’emorragia che affliggeva, giorno dopo giorno la tua parrocchia, ha avuto la maggiore, non ti avvilisti, mai, perché sei stato sempre animato dalla speranza nel futuro…, perché sei stato sempre convinto nel grande ritorno alle radici, perché Santa Maria ha serbato e serba quel “gran segreto” che ancor oggi non si disvela!!! Poi, nominato Cappellano Ospedaliero, quasi per disegno divino, ti trovasti a reggere le sorti della chiesa di S.Anna (già Santa Maria di Loreto o Dei Cappuccini). E anche qui, non ti limitasti a fare il pastore del gregge, ma, solerte operaio e non rassegnato all’incuria del tempo, riportasti agli antichi splendori i “gioielli” conservati e nascosti in quel piccolo tempio, visitato e benedetto finanche da Sant’Angelo d’Acri, Cappuccino. E poi ancora! La chiesa di San Giovanni di Dio, meta di fedeli e ammalati in cerca di grazie per l’umana salute, anch’essa oggetto delle tue amorevoli cure e restauri. Col sorriso, con il saper fare, con il non arrendersi, hai reso possibile tutto ciò! Ti sei prodigato perché tutto ciò che ti è stato affidato non andasse perduto ma restasse a futura memoria. Patrono della Storia Patria della tua città, insieme ad altri, hai fatto sì che il patrimonio d’arte, di cultura, di pietà popolare venisse salvaguardato e sottratto alla distruzione. E non è cosa da poco! Perché, accanto alla Pastorale umana hai difeso la Storia, la nostra Storia, quella che oggi sembra sbiadita e prevaricata dal materialismo e dalla globalizzazione propria del nostro tempo. Ma il tuo è un accorato invito che si rivolge alle poche persone che partecipano alle funzioni così come alle grandi piazze: “non cancelliamo il nostro passato, non dimentichiamo il lavoro e l’esempio dei nostri padri…”. E noi abbiamo il sacrosanto dovere di fare nostro questo invito, coscienti che se non lo facciamo, tutto andrà perduto e dello sfacelo non potremo additare responsabilità se non a noi. Questo è il tuo 50° di Sacerdozio, caro don Santo, questo e altro è stato mezzo secolo di ministero e di servizio…!!! E io non mi limito solo a farti gli auguri ma … a dirti, col cuore, di vero cuore, GRAZIE per tutto ciò che ci hai donato, per le benedizioni impartite, per i sacramenti amministrati, per le gioie profuse, per il dolore lenito e… per aver difeso e tutelato la nostra Storia e tutto ciò che di buono e di santo i nostri avi ci hanno lasciato.

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