La Redazione
La sanatoria per i costruttori che hanno vinto il bando per l’edilizia sociale è ufficialmente iniziata. Dopo il blitz del Pd in consiglio regionale, partono i decreti. E le realizzazioni – più o meno in ritardo sul programma – possono essere rimodulate in corsa. Succede, ad esempio, agli interventi in corso di realizzazione da parte della cooperativa “G. Di Vittorio”di Corigliano.
Lo stabilisce un decreto del settore Lavori pubblici che cita la richiesta dell’azienda di apportare una modifica al progetto, accolta proprio dopo l’approvazione della legge il 29 giugno scorso in consiglio regionale. Il blitz a favore dei costruttori è un provvedimento “fuori sacco” che vale diverse decine di milioni di euro. Cosa si propone di fare? Il viaggio nel labirinto del burocratese rimanda al collegato alla finanziaria regionale del 2012 e lo modifica. Quel collegato avviava una ricognizione degli interventi in atto grazie ai fondi del bando per l’edilizia sociale – più di 150 milioni – e, sempre andando incontro ai costruttori, si proponeva di rimodularli dopo due passaggi: uno del dipartimento Lavori pubblici, l’altro della commissione consiliare. La formulazione (l’artefice del blitz è Sebi Romeo) supera questa concezione. Chiede (e ottiene) che gli interventi che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento di almeno il 35% possano completare i lavori «entro il 31 dicembre 2019» e «presentare entro il 31 dicembre 2017 richiesta di rimodulazione intesa come variazione della tipologia da proprietà a locazione». Di più: «la rimodulazione è consentita (…) anche con riduzione dell’obiettivo fisico, a condizione che non comporti l’aumento del contributo già concesso». Ultima concessione è «la delocalizzazione degli interventi». In sostanza, chi ha completato il 35% dei lavori può, fino a fine anno, cambiare il progetto che gli aveva consentito di entrare in graduatoria. Può ridimensionarlo, fittare gli alloggi anziché venderli. Alcuni potranno addirittura delocalizzare la realizzazione. È un “premio” anche per chi non si è esattamente distinto per efficienza. La Regione applica un approccio “generoso”, permettendo cambiamenti che, a tutta evidenza, convengono soltanto ai costruttori, che presenteranno nuovi progetti, al ribasso, pur avendo diritto ai fondi stanziati sulla base delle prime idee portate all’attenzione dell’apparato burocratico. Le motivazioni? «Il mutamento delle condizioni economiche del Paese ha provocato notevoli problemi all’attuazione del programma». Nessuno compra le case. Il guaio è che non tutti le hanno costruite nonostante il copioso flusso di fondi dalle casse regionali a quelle delle ditte coinvolte. Nella presentazione della legge, in effetti, Romeo spiega che «numerose sono state le richieste, formali e non, da parte dei soggetti attuatori di poter rimodulare gli interventi, cambiandone la tipologia da proprietà a locazione, nonché le richieste di proroga del termine di ultimazione dei lavori». Una di queste richieste era proprio della coop “G. Di Vittorio”. La società chiedeva già il 12 gennaio 2017 che l’obiettivo fissato scendesse da 110 a 78 alloggi: 50 da cedere in locazione e 28 da vendere. Senza l’intervento legislativo, questa richiesta non avrebbe avuto speranze di essere accolta. Dopo il blitz è arrivato il via libera, tant’è che il decreto fa riferimento a una richiesta di rimodulazione datata 27 luglio 2017 (sei mesi dopo la prima). Richiesta diversa da quella di gennaio e ulteriormente ridimensionata: gli alloggi diventano 72. Ora, probabilmente, toccherà anche ad altri costruttori.{jcomments on}