Ieri sera ci ha lasciati, troppo prematuramente, Angelo “Bettega” De Cicco, 62 anni, da San Demetrio Corone.
Troppo è il dolore che ci assale in questi momenti, difficile trovare le parole giuste, ma Angelo merita di essere ricordato, ma soprattutto raccontato alle giovani generazioni che non hanno avuto la fortuna di vederlo giocare. «E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai, di giocatori tristi che non hanno vinto mai, e hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro, e adesso ridono dentro a un bar». Il Nino calciatore di Francesco De Gregori somiglia un po’ ad Angelo. Perché anche Angelo ne ha visti, di calciatori del genere. Lui stesso ha sfiorato il calcio che conta, quello che ti svolta la vita. Lo ha solo pregustato. Sognava di fare il gran salto di qualità. O comunque di trasformare una passione in una professione. Il risveglio è stato come un gol preso a tempo scaduto in una finale dopo una partita dominata. Ma a parte ciò, per me che ho avuto la fortuna di conoscerlo e di vederlo giocare, è stato un grande calciatore, sfortunato ma soprattutto incompreso. Se n’è andato in punta di piedi ma troppo presto, non è giusto che ci ha lasciati ad appena 62 anni. Le lacrime per Angelo sono poca cosa, perché dentro di me ricordo ancora in maniera chiara e nitida chi era, cosa voleva dalla vita e quante volte il destino gli ha voltato le spalle: dapprima come calciatore e poi come uomo. Quante volte dentro me ho sperato di scrivere di te come calciatore, perché tu eri un autentico calciatore, un attaccante di razza e non a caso i tuoi cari amici ed il tuo pubblico ti avevano soprannominato Bettega, quel grande campione della Juventus a cui tu tanto ti ispiravi e che, credetemi, somigliava. Era davvero un piacere veder giocare Angelo, soprattutto per la signorilità in campo e per la grande agilità e spettacolarità nelle giocate. Invece oggi, caro e sfortunato amico mio, sono qui a scrivere di un destino beffardo che ti ha voluto sottrarre a tutti noi così tanto presto. Adesso che non ci sei più scorrono nella mia mente, come in un film, i tanti momenti vissuti insieme: a San Demetrio e ad Urbino. Abbiamo condiviso momenti belli e momenti brutti, poi come spesso accade nella vita i nostri destini si sono divisi, tanto da esserci persi di vista negli ultimi anni. Eppure non ti ho mai dimenticato, quante volte ad alcuni amici in comune domandavo di Angelo, e cosa dire dell’ultima vigliaccata che gli ha riservato la sua sfortunata vita, quando, incredulo venivo informato di un suo coinvolgimento in un fatto di cronaca al quale non ho mai creduto. Non ho mai creduto in quella turpe storia perché lui era buono, sincero, aperto verso gli altri ma molto severo con se stesso. Sin da subito ho detto che era finito in un brutto sogno. So che tanti suoi amici e quel grande suo fratello Gennaro, hanno cercato di rincuorarlo, di convincerlo che lui non centrava nulla. Ma, purtroppo, adesso so, che tutte quelle belle parole sono servite a poco, perché dentro di Angelo quell'assurda vicenda aveva scavato un solco fin troppo profondo. Ecco, caro Angelo, qual è stato, secondo me, il tuo grande limite: il carattere fin troppo fragile. Con te va via un pezzo importante della mia gioventù, un pezzo di vita vissuto intensamente con amici veri, sempre pronti a starti vicino, come facevi tu ad Urbino. Ecco perché oggi mi sento vuoto e penso a tuo fratello Gennaro: un uomo che ti ha voluto bene, che ti è stato vicino con quell'umanità che è il grande dono di quest’uomo. Chi non conosce nei paesi albanesi Gennaro, ma non solo, perché il prof. De Cicco è un galantuomo, una persona d’altri tempi. A lui oggi mi stringo idealmente perché le parole, caro Gennaro, servono davvero poco, perché è davvero difficile lenire quel grande dolore che hai dentro, perché non è giusto che Angelo sia andato via così tanto presto. E' come non ricordare in questi momenti di estrema tristezza i nostri amici in comune come Salvatore, Franco, Carlo, Pino, Gallo, Antonio, e tanti ancora. Leggo sul profilo facebook di Adriano D’Amico “Ciao campione, hai fatto sognare tutti quanti noi che tifavamo la grande Sandemetrese. Sei stato il più forte di tutti, di sempre. Peccato, davvero peccato”. Come non condividere le parole di Adriano, così come quelle di Pino Cacozza: “Triste giornata oggi. Anche se il sole brilla e illumina la nostra terra, fa brillare anche i nostri occhi inumiditi da lacrime di dolore e di ricordi. Ha raggiunto la pace eterna il caro Angelo "Bettega" e sta già giocando sul verde stadio di Dio, tra le acclamazioni di gol fantastici. E qui sulla terra siamo sempre più soli... Eterna la tua memoria, amico indimenticabile, e degna di beatitudine”. Caro Angelo non voglio aggiungere altro perché finirei con il fare dell’inutile e ingiustificata retorica. Addio grande campione di calcio e di umanità, alla fine, ed è questa la mia più grande amarezza, ha vinto la tua fragilità. Ma nonostante tutto rimarrai sempre nel mio cuore. Tu adesso vivrai nei nostri cuori, ma la mente non cancellerà mai le immagini di un grande ma sfortunato calciatore. Addio Angelo, non ti dimenticherò mai.