Caro Emilio, ti rinnovo anche qui, in sede pubblica, la mia più sincera gratitudine per la stima manifestatami nel tuo editoriale "ragazzi, cercate sponsor": un pensiero che fotografa in maniera coerente la realtà politica, e la sua relazione con le nuove generazioni, della nascente città unica.

È vero, iniziò tutto con la mia elezione a rappresentante d'istituto, avvenuta circa 4 anni fa. Da lì, fino ad oggi, per tramite della galassia dell'associazionismo, dei comitati e, poi, del partito, è stato un continuo lavoro di approfondimento, di analisi, seguito da posizioni più o meno condivise, molto spesso minoritarie, ma sicuramente personali: mai il megafono della volontà altrui, sempre frutto di una mia modesta, ma credo sufficiente, capacità di discernimento. Non ho avuto paura di esprimere le mie opinioni, ho apertamente sostenuto tesi rivelatesi, poi, marginali nelle preferenze popolari. Ma erano le mie tesi, e tanto basta: un giovane deve avere il coraggio delle idee, altrimenti si esautora quel sentimento palingenico che dovrebbe abitare in tutte le nuove generazioni. A 19 anni mi sono tuffato nell'agone delle discussioni pubbliche. Indelebile, nella mia mente, la prima volta col microfono in mano: era un confronto sulla fusione promosso da "sinistra italiana°, mi trovavo lì per unto volere di un amico, un caro amico, alberto laise (persino criticato per avermi annoverato nella rosa dei relatori: qualcuno riteneva che fossi "troppo piccolo" per affrontare certi tavoli). Era una discussione aperta, alla mia sinistra sedeva il generale graziano (ai tempi coordinatore provinciale del mio partito), consigliere regionale e promotore della legge contro la quale avrei disquisito. La platea era folta e sconosciuta, salvo mia mamma e gli amici più stretti, l'emozione era a mille e la voce tremava. Unica zona di conforto, alla mia destra, angelo broccolo: un monumento della politica locale, distanti anni luce in termini di ideologia, ma comunque un riferimento fondamentale di passione, attivismo e perseveranza. Me ne uscii bene, e da lii cominciò una lunga stagione di incontri pubblici, convegni, dibattiti, comizi, radio, tv, persino 28 secondi di rai3. Insomma, una massiccia esposizione pubblica, che se per un verso è servita a connotarmi come soggetto politico, per un altro è stata spesso oggetto di critiche, anche offensive ed ingiuriose. Ma nell'era dell'odio e del rancore la politica è diventata questa, e la babele delle "iene dattilografe° e dei leoni da tastiera non fa certo distinzioni anagrafiche: o dalle parte di chi sparge odio e fesserie o contro, diventando un nemico da abbattere senza se e senza ma. E proprio quando credi di aver affrontato tutti quei momenti ancillari alla costruzione della tua persona, intesa come soggetto politico guidato dalla voglia di dare un contributo al territorio, ecco che ti si presenta davanti la realtà: si diventa "politicamente rilevanti solo in costanza di un numero. Il numero corrispondente ai consensi. E poi subentra una seconda realtà, ancora più triste e demotivante: il nostro contesto non vanta un elettorato "esigente°. La maggior parte, per fortuna non tutti, vota sulla base di interessi particolari e non generali. E allora sono certo che spunterà come un fungo il solito "x", super sponsorizzato da un sistema malato, da te ottimamente censito, che taglierà il traguardo prima di chiunque altro e allora al diavolo le idee, i valori, il lavoro e le buone proposte, "x" vince e la politica delle buone intenzioni perde.  Però, Emilio, la strada giusta da percorrere non è certo quella della rassegnazione. C'è una grossa fetta di cittadini che necessita di rappresentanza, parlo di quella che tu definisci "il grande mare di fans dei bar alla moda e delle varie movide°. Sì, proprio quella. Proprio la generazione dei bar alla moda, delle movide, delle piazze e delle piazzette. Mi fregio di fame parte e posso assicurarti che la nostra generazione non è spenta, e nemmeno apatica. È più accesa che mai. È la più dinamica mai vista. E sai perché? Perché ognuno di noi, nell’intimo della propria persona, lotta contro un’eredità infelice, Mamma di un contesto malato. Resiste, stringe i denti, produce, sogna, lavora, studia e Poi ama distrarsi tra immense compagnie ed attività mondane. Parlo della pletora di Ragazzi costretti ad emigrare su carrozzoni di gomma verso realtà più floride, Abbandonando affetti ed amicizie, per evadere da una terra che non gli dà speranza. Parlo Dei tanti, i più forti, i più temerari, che addirittura decidono di rimanere e di trovare un Impiego, qui, dove nel 99% dei casi viene sfruttato e sottopagato. Parlo dei neo-laureati. Che covano il desiderio di costruire sulla propria terra il loro lavoro e il loro benessere ma Che, quando rincasano, delusi, li trovi al massimo in un grande magazzino o in un buon Ristorante, perché all’infuori di ciò, abbiamo il nulla. Ecco, Emilio, c’è la corigliano-rossano del domani che non può rimanere vergine di Rappresentanza. Quella fetta di cittadini ha bisogno del coraggio dei giovani, forse anche Della loro testardaggine e sfrontatezza, altrimenti rimarrà zoppa di riferimenti e cadrà di Nuovo nel limbo dei soliti noti: quelli delle buone intenzioni ma delle pessime decisioni. Quelli già consumati, votati e stravotati più e più volte, ma sempre irriconoscenti o Incapaci. Insomma, i dinosauri. Noi non lasceremo campo libero ai soliti dinosauri: così esperti del passato che non si Accorgono che ci stanno fregando il futuro. Non lasceremo campo libero alla retorica della “esperienza”, espediente unico per una classe dirigente che non si accontenta di aver Mortificato le donne e gli uomini della nostra precedente generazione (quella di cui fai Parte anche tu) ma si vuole spingere tanto oltre da arrivare anche alla nostra, quella dei 20enni e dei 30enni. No, Emilio. Non lo permetteremo. A costo di fare una brutta figura, perdere del tempo Prezioso, privato magari agli studi o al lavoro, noi ci saremo. E giocheremo la nostra Partita.

 

 

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