Lo scorso 26 settembre nel corso della festa in onore di San Nilo e San Bartolomeo da Rossano il vescovo della diocesi Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano, nel suo discorso alla città non ha solo affrontato temi di natura religiosa, ma ha voluto anche inviare alla politica locale una esortazione affinché si dia da fare per garantire il bene alla nuova comunità. Qui di seguito riportiamo il discorso integrale tenuto dal presule:

  È festa! È festa per la nostra città e per la Chiesa locale, che nella devozione a questi due santi vede un forte riferimento per il proprio cammino di fede. Vivere la festa non è solo un fatto ludico e gioioso, affidato alle capacità organizzative di un comitato o al frastuono vertiginoso di luci, rumori e suoni, ma è, e deve essere, momento creativo in cui trovi ospitalità la centralità dell’uomo con le sue tradizioni, con il suo desiderio di cielo, con la sua capacità di costruire relazioni, ma, soprattutto, comunità. È in un contesto simile che desideriamo celebrare la festa. I santi Nilo e Bartolomeo hanno reso testimonianza luminosa, affidabile e credibile, sapendo accogliere il disegno di Dio nella propria vita e, in anni molto delicati della storia della Chiesa e dell’umanità, non esitarono a testimoniare la loro fede nel Signore attraverso scelte e comportamenti controcorrente che, alla fine, contribuirono a rendere più trasparente la presenza e il ruolo dell’impegno cristiano. In un mondo sempre più sottomesso alla logica del successo facile, ammalato dalla ricerca del consenso, compromesso dal delirio del potere economico, i nostri Santi Patroni ci spronano a recuperare quei valori identificativi utili ad attestare, con coraggio profetico, stili di vita possibili, che edifichino la nostra comunità cittadina ed ecclesiale. L’amore per la verità e per la giustizia, cardini attorno a cui i due santi imperniarono le loro esistenze, sono ancora oggi valori a cui conformare il nostro vivere sociale ed ecclesiale. La loro santità non è evanescente ma profondamente radicata in una esistenza che, a partire dal Vangelo, con una grande coerenza tra fede e vita, tra parola ascoltata e vissuta, ha saputo leggere i segni dei tempi ed essere provocazione per un cambiamento necessario. Oggi, come allora, la mancanza del pane quotidiano per tanti, la povertà e l’assenza di lavoro con la caduta di prospettive per i giovani di poter realizzare una famiglia, la disperata ricerca di una terra di pace e di vita per uomini e donne profughi da realtà di grande sofferenza sono il termometro di una società febbricitante dinanzi alla quale, come credenti, non possiamo rimanere silenti, né girarci dall’altra parte. Siamo a pochi mesi dalle elezioni che ci vedranno protagonisti nell’offrire un futuro a queste nostre realtà urbane, Corigliano e Rossano, che abbiamo voluto unite. È un precedente a cui molte altri contesti territoriali guardano con interesse… ma tutto tace! Il nostro Commissario Prefettizio, Dott. Bagnato, ed i suoi collaboratori, che saluto e ringrazio, ci stanno aiutando a dare le giuste premesse amministrative per il nuovo comune, ma, sul piano delle proposte e dell’individuazione di responsabilità progettuali, sembra essere calato il silenzio. Ci saremmo aspettati una fioritura di iniziative, di dibattiti, di percorsi che avrebbero potuto dare slancio a questa operazione e innescare processi nuovi per un rilancio del territorio ed un decollo dell’intera area su cui insistono tante altre realtà civiche che rischiano di scomparire -come i  diversi borghi che circondano il territorio di Corigliano-Rossano- e che hanno bisogno di nuova linfa e di nuove motivazioni per poter imprimere una svolta decisiva nel modo di concepire il governo del territorio. Ci ritroviamo una politica che è muta ed un atteggiamento latitante e attendista che danneggiano e inibiscono la realizzazione di un cammino significativo per tutti. La scommessa è alta! In gioco non c’è semplicemente il rinnovo di un organismo comunale, ma il futuro dell’intero territorio che, proprio attraverso la nuova città, potrebbe incamminarsi in un percorso virtuoso, tale da dare risposte concrete a bisogni antichi e nuovi. Guardare ai santi come Nilo e Bartolomeo è un chiaro invito a ricreare spazi di fiducia e di credibilità, luoghi di ascolto e di dialogo, ambiti di vita in cui esercitare la condivisione non del superfluo ma dell’essenziale: la sobrietà del vivere, oggi più che mai, è imperativo etico per tutti noi. Il futuro deve ritornare ad essere speranza, e la speranza non deve incutere timori, ma diventare operosa ai fin del bene comune. L’intercessione e la benedizione dei santi Nilo e Bartolomeo ci raggiunga e dia, a tutti noi, vigore e grazia perché, sia nei percorsi civici sia in quelli ecclesiali, la persona -che è gloria di Dio- sia al centro della riflessione e dell’attenzione nell’operare. Solo allora, sarà festa!

+ Giuseppe Satriano

 

 

 

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