Una delegazione del GaV ha preso parte alla manifestazione organizzata a Paludi alla presenza dei parlamentari del territorio (On.li Elisa Scutellà, Francesco Sapia e Francesco Forciniti) e della deputata eletta nel Lazio Vittoria Baldino, figlia del Sindaco del piccolo comune presilano Domenico Baldino.
Il GaV apprezza organizzatori e convenuti per l’attenzione posta, nei vari interventi che si sono succeduti, al tema della giustizia. In particolare l’atteggiamento del Sindaco Domenico Baldino che, unitamente ad altri sindaci del basso jonio, si è sempre impegnato in prima linea nella battaglia di civiltà e di legalità che riguarda la chiusura dell’ex Palazzo di Giustizia di Rossano. Degno di nota si rivela l’intervento dell’On.Scutellà che nel sottolineare la gravità dello “scippo” commesso in passato e nel ribadire il suo interesse alla problematica coinvolgendo la deputazione parlamentare pentastellata in commissione giustizia e lo stesso Guardasigilli Alfonso Bonafede ha garantito il suo impegno, assunto anche in campagna elettorale, a prodigarsi a favore della battaglia del tribunale di Rossano, non garantendo l’eventuale riapertura. Il GaV apprezza la spontaneità e la sincerità della parlamentare grillina ma, allo stesso tempo, sottolinea come tali affermazioni trasmettano una sensazione di totale incertezza che non può essere né condivisa né ammessa, soprattutto da un governo che parla di cambiamento, di lotta ai poteri forti e di “terza Repubblica”. Per il GaV è sbagliato l’approccio: ancor prima della riapertura, è necessario accertare la VERITA’ dei fatti commessi nel 2011. Non è tollerabile l’oscurantismo di Stato, né insabbiamenti, tanto meno negligenze protese a coprire manovre occulte. Al tal riguardo il movimento, a partire da subito, proclama lo stato di agitazione e dai prossimi giorni valuterà l’avvio di una serie di iniziative protese alla mobilitazione dei cittadini in vista di una nuova manifestazione da organizzare alla ripresa delle attività, dopo la pausa estiva. Chiederemo incontri ai vertici regionali e nazionali del M5S e della Lega, oltre a coinvolgere nuovamente i più alti organi dello Stato. «Da un Governo che urla giustizia pretendiamo giustizia» – affermano i componenti del GaV che sin dall’inizio di questa nuova esperienza governativa hanno espresso e continuano ad esprimere fiducia per quanto contenuto nel contratto sottoscritto tra Lega e M5S. «La sensazione di incertezza trasmessa dalla parlamentare grillina – continua il movimento – conferma che forse a Roma non è a tutt’oggi arrivato il vero messaggio che il GaV da tempo promuove, nonostante l’attività triennale svolta finora, i dossier depositati presso le più alte cariche dello Stato, le denunce pubbliche rese note a più riprese. E’ pur vero che la cosiddetta “grande stampa” – denuncia il GaV - non aiuta la causa, non denuncia, non concede spazi al “caso Rossano”. L’informazione nazionale tende a censurare irresponsabilmente quanto avvenne all’epoca dei fatti. Sono corde, evidentemente, che non si possono toccare». «Non è sufficientemente chiaro nei Palazzi romani – continua il movimento civico - che la vicenda del tribunale di Rossano sia da considerare come una ingiustizia di Stato, oltre al disagio arrecato a un territorio rimasto sguarnito di un presidio, nonostante ospiti la prima città della provincia di Cosenza e la terza della Calabria. Da un Governo che antepone la questione morale e lotta alla corruzione, ci aspettiamo un atto di trasparenza e di bonifica della legalità. E’ questo uno dei tanti motivi di critica del GaV rivolto alle precedenti espressioni governative del passato, totalmente indifferenti alla necessità di istituire una commissione d’inchiesta con il compito di valutare e accertare cosa fosse accaduto nel lontano 2011/2012 quando nottetempo si optò, con metodi mai formalmente chiariti dallo Stato, per la chiusura del tribunale di Rossano, senza palesare un minimo di logica e/o criterio, accorpando quel sito ad un tribunale più piccolo, in netta controtendenza peraltro allo spirito della norma che al contrario tendeva all’accorpamento dei presidi minori presso i capoluoghi di provincia. Un atto di arroganza imposto dall’alto, mai vissuto nella storia del nostro territorio e verso cui ogni singolo cittadino registra una sensazione di impotenza. Calpestato, dunque, ogni metodo, nell’indifferenza finanche della magistratura che avrebbe dovuto manifestare un maggiore attivismo sul “caso Rossano”. Sul punto si rimane basiti ancora oggi circa la mancata convocazione dell’allora Sen. Enrico Buemi il quale a più riprese denunciava non solo l’esistenza di carte false, ma metteva in risalto l’esistenza di presunte alterazioni di relazioni! Non a caso il GaV si rivolgeva nel 2016 al Consiglio superiore della magistratura, invano. E’ sconcertante poi l’atteggiamento silente di chi, a fronte di constatazioni pubbliche secondo le quali alte cariche istituzionali formalmente dichiaravano che gli spazi interni all’attuale Palazzo di Giustizia di Castrovillari fossero “sovrabbondanti” mentre è di estrema attualità la necessità, atto che va nella direzione opposta, di assegnare un incarico a un professionista al fine di valutare ogni possibile soluzione e scongiurare il pericolo di emigrazione presso altri uffici proprio per carenza di spazi. Il GaV ribadisce: «Delle due, l’una: o si è mentito allora o si mente oggi! A fronte di tutto questo si continua a tacere! Sono trascorsi oltre sei anni e, tuttora, non sono emerse le responsabilità politiche-burocratiche e istituzionali di una vicenda verso cui gli organi dello Stato dovrebbero solo vergognarsi. Come se vi fosse una cappa di intoccabili, poteri impenetrabili. A stento esce fuori qualche ipotesi circa il modus operandi del tempo, come nel caso dell’ex sindaco di Lamezia Gianni Speranza che in un articolo di stampa pubblicamente confessò come il tribunale di Lamezia (uno dei quattro a rischio, oltre a Paola, Castrovillari e Rossano) fosse stato salvato grazie all’intercessione dell’allora sottosegretario Catricalà. Erano questi i criteri? O si richiedeva una adeguata valutazione tecnico/scientifica e di posizionamento logistico delle strutture esistenti? Queste si, evidentemente configurabili come lobby di potere, altro che l’allora discusso tribunale di Rossano, delle cui ombre vi è traccia per analogia in quasi tutti i presidi della Calabria e non solo! Sono queste le cose che vogliamo sentire da Leghisti e Grillini! Nel frattempo, mentre a Roma si pensa ad altro, a Rossano e nella Sibaritide ci sono “teste di cavallo mozzate” rinvenute in aziende agricole e guerre di sangue di una mala che tende a mettere le mani sul megalotto della 106 Sibari-Roseto. E lo Stato cosa fa? Arretra nella controffensiva. Da chi oggi governa il GaV si attendono queste risposte: l’accertamento della verità in primo luogo, i nomi dei responsabili, l’eventuale cabina di regia composta da soggetti che si sono prestati a questo gioco al massacro che in alcuni casi è costata la vita a persone (tra suicidi e incidenti mortali da e per Castrovillari). Per non parlare della perdita di posto di lavoro, delle drammatiche quotidiane ripercussioni di cittadini e utenti costretti a viaggiare su una strada pericolosa e sprovvista di mobilità pubblica, oltre ai tempi di giustizia che fanno registrare cause rinviate al 2021.
UFFICIO STAMPA – GAV