«La politica ascolti il disagio del Sud. Serve un cambio di rotta con investimenti e lavoro».

Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato. «In queste settimane – prosegue Sposato – si sono sviluppate diverse analisi e letture del voto nel mezzogiorno, a partire da coloro che hanno assimilato il voto del Sud al reddito di cittadinanza. Niente di più sbagliato. L’esito del voto era prevedibile, è stato un voto consapevole, di rabbia, verso una classe dirigente ritenuta ostile, autoreferenziale, arrogante. Una classe dirigente formata da élite chiuse nei palazzi, priva di antenne sociali, che ha selezionato classi dirigenti per familismi, clientele, cooptazioni, che non è stata in grado di capire ed assumere iniziative verso il malessere crescente, il disagio sociale, alle disuguaglianze, alla mancanza di investimenti ordinari, alla mancanza di lavoro, alla povertà crescente, alla fuga dei giovani, al precariato. Una classe dirigente che nel tempo, in Calabria, non ha svolto una politica, ed i partiti del centrosinistra che avrebbero dovuto orientare il lavoro della giunta regionale, assistere il consiglio regionale, essere da collante con il mondo del lavoro, le associazioni e la società civile, si sono chiusi nei palazzi del potere». Per Sposato «si è assistito ad una auto-normalizzazione del Pd e degli altri partiti che sostenevano e sostengono la maggioranza. Questo ha provocato negli anni un verticismo indotto ed anche determinato che di certo non ha aiutato il governatore nelle sue scelte, e lo stesso, molte volte, ha dovuto avocare a sé azioni che avrebbe dovuto svolgere la politica, come ad esempio sulla sanità. È mancato il consiglio regionale ed i consiglieri che, pur avendone competenze e capacità, hanno scelto di esercitare un ruolo secondario, che di fatto ne indebolisce ruolo e funzione, pressoché non percepibile nella consiliatura, ed anche il sindacato ha avuto le sue responsabilità. Ecco perché, come detto in piazza il 16 novembre (altro errore è aver sottovalutato quella piazza) si dovrebbe ripartire da un assunto: il consiglio regionale dovrebbe assumere la sua centralità ed ognuno torni ad esercitare il proprio ruolo e funzione, senza abdicare alle proprie prerogative. Il consiglio regionale torni a legiferare, parlare di riforme, di lavoro, di sanità, di povertà, di sviluppo, di legalità e convochi una sessione straordinaria sulle emergenze. Inizi a discutere su come riformare e rendere moderna una Calabria anche dal punto di vista istituzionale». «Il grave problema del centrosinistra – sostiene ancora il laeder della Cgil calabrese – è essersi disconnesso dal disagio sociale, dai più deboli, dalle persone, dalle famiglie, dalla realtà che è diversa dal racconto, per questo è necessario ripristinare e ricostruire i luoghi di un pensiero e di una visione. Quando si è svolto un lavoro comune, come l’individuazione della Zes, che dà centralità a Gioia Tauro ma si espande in modo strategico sul resto del territorio calabrese si sono ottenuti anche primi segnali di cambiamento, perché è prevalso l’ascolto, ed anche il sindacato si è assunto le responsabilità ed avuto il suo merito. Così come avvenuto sugli ammortizzatori sociali ed Lsu Lpu. Occorre non disperdere quest’ultimo scorcio di consiliatura regionale e ripartire dal piano per il lavoro e lo sviluppo, dalle riforme istituzionali, dall’innovazione, dallo strumento di sostegno al welfare e reddito delle famiglie, dall’assetto e dalla manutenzione del territorio e fare partire la spesa comunitaria, ordinaria e i cantieri». «In Calabria è necessario – sottolinea ancora Sposato – un Nuovo patto sociale per il lavoro e lo sviluppo che assuma la legalità come precondizione necessaria e partire dalla piattaforma della manifestazione del 16 novembre #calabriacambiapasso. La Cgil, come ha fatto in questi mesi e con la giusta autonomia, saprà essere da stimolo nel dare il proprio contributo di proposta. Lo farà il 12 aprile a Gioia Tauro con una iniziativa nazionale sul sud e gli investimenti per superare il divario nel Paese, alla presenza delle regioni del mezzogiorno e del segretario generale Susanna Camusso per presentare le proposte della Cgil per lo sviluppo, così come cercherà di fare in Calabria nella fase congressuale appena avviata, apportando anche proposte di autoriforma e cambiamento».

 

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