Cambio al vertice dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), alla scadenza dell'anno della Giunta precedente. Il pm di Roma Francesco Minisci, originario di Cosenza, esponente di Unicost (Unità per la Costituzione), già segretario ai tempi della Giunta presieduta da Piercamillo Davigo, è il nuovo presidente.
Lo ha eletto il Comitato direttivo centrale, insieme al nuovo segretario che è Alcide Maritati, gip a Lecce e rappresentante di Area, il gruppo delle correnti "di sinistra", Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia. Minisci succede a Eugenio Albamonte alla presidenza dell'Anm. È stato segretario dell'Anm durante la Giunta Davigo (2016-2017). All'elezione non hanno preso parte i magistrati aderenti ad Autonomia e Indipendenza. Nel luglio scorso la corrente capeggiata da Piercamillo Davigo decise di lasciare la Giunta del sindacato delle toghe in dissenso con le decisioni del Csm sugli incarichi direttivi. Anche senza il carattere dell'unitarietà, l'Anm ha rinnovato la propria Giunta e ha designato il successore di Albamonte, che ha ispirato il suo mandato annuale al vertice dell'associazione nel segno del dialogo costruttivo con le altre componenti del mondo della giustizia e con la politica. Due anni fa, dopo dieci anni di divisioni, fu ripristinata l'esperienza delle Giunte unitarie, in cui sono rappresentate tutte le correnti della magistratura, che annualmente si alternano alla presidenza dell'Anm. È durata poco: perché quattro mesi dopo la fine del mandato di presidente dell'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, il suo gruppo, Autonomia e Indipendenza, nel luglio scorso ha lasciato la Giunta. Motivo della rottura, l'atteggiamento giudicato troppo morbido dell'Anm rispetto a scelte "incomprensibili" del Csm nelle nomine dei magistrati ai vertici degli uffici giudiziari. Il casus belli era stata la nomina dell'ex parlamentare del Pd Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone. Da allora sono quattro le correnti rimaste a condividere il governo dell'Anm.