Tra il 2012 e il 2015 «l'occupazione regolare è scesa del 2,1%, mentre quella irregolare è salita del 6,3%, portando a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in un cono d'ombra non monitorato».
Così il focus Censis-Confcooperative che ha fotografato l’attuale stato in cui versa l’Italia nel settore del “lavoro nero”. E nella classifica territoriale la Calabria ottiene il record per l’incidenza del lavoro irregolare rispetto al Prodotto interno lordo: circa il 10 per cento. Così la regione si conferma terra di economia sommersa in cui sotto il ricatto della mancanza di occupazione si cela un mondo di sopraffazioni e di diritti negati. In particolare la quota di lavoratori non dichiarati – e dunque privi delle tutele previdenziali e assistenziali oltre che contributive – in Calabria sono pari al 9,9% del Pil. Una classifica che vede così in testa la nostra regione seguita dalla Campania (8,85), Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%). Molte di queste posizioni illegali provengono dal mondo delle false cooperative. Secondo quanto spiegato dal presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, infatti, in Italia queste «sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un'area grigia molto più ampia che interessa tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso». Stando ai dati elaborati dal rapporto dal titolo “Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro”, la metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell'illegalità. Infatti, sempre secondo il focus Censis-Confcooperative, tra il 2012 e il 2015 «mentre nell'economia regolare venivano cancellati 462mila posti di lavoro (260 mila riconducibili a quello svolto alle dipendenze e 202 mila nell'ambito di quello indipendente), la schiera di chi era occupato illegalmente cresceva di 200 mila unità, arrivando a superare quota 3,3milioni». All'espansione del lavoro sommerso «ha contribuito in maniera prevalente l'occupazione dipendente (+7,4%)», mentre sul fronte dell'occupazione regolare «la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)», prosegue lo studio Censis-Confcooperative. E appunto su base italiana è la Calabria che si aggiudica in non felice primato del numero di lavoratori a nero.