Fonte: Comunicato stampa
“A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.”
Iniziava così, a pochi anni dall’avvento dell’orrore fascista, il c.d. Appello ai liberi e forti, manifesto del Partito Popolare Italiano in occasione della sua fondazione. Un richiamo chiaro all’impegno politico di uomini – e donne – nell’interesse degli ideali di giustizia e libertà. Anche a Corigliano-Rossano appare grave l’ora, laddove si assiste alla restaurazione di poteri, alla concentrazione di interessi privati finalizzati alla evidente riproposizione di formule stantie e pericolose. In questi ultimi giorni è sofferta l’impressione di essere tornati alla Corigliano di circa 15 anni fa, quando la nostra città veniva dolorosamente inserita sulla cartina geografica della storia a causa della sua pagina politica più ignobile. Lo scioglimento dell’allora Comune di Corigliano Calabro del giugno 2011, rappresenta e rappresenterà in eterno la più grande ferita politica e sociale che questo territorio abbia mai conosciuto. Ebbene, a questo punto, proprio in ragione delle scelte discutibili operate dalla coalizione di Destra-Centro, a quanto pare sempre più affamata di potenti e potentati, dobbiamo avere il coraggio di alzare la testa ed affermare in modo chiaro che quel fallimento aveva ed ha nomi e cognomi. Dopotutto, al di là dell’esito dei processi – sui quali in questa sede appare opportuno astenersi -, la responsabilità politica era e resta dell’On.le Pasqualina Straface e di tutto il Centro-Destra coriglianese dell’epoca. Hanno volutamente abbandonato Corigliano, poiché sicuri che quel Governo – anch’esso di Centro-Destra – e il Ministro Maroni non avrebbero mai permesso lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Hanno tutti consapevolmente scelto di non rinunciare alle proprie poltrone, anche a costo di farci affondare nel baratro dell’etichetta di Città mafiosa. Vi invito a non dimenticare il senso di vergogna e smarrimento dei giorni, dei mesi e degli anni successivi. L’imbarazzo nel dover rispondere “Corigliano Calabro” a chi ci chiedeva quale fosse la nostra città d’origine. Non possiamo dimenticare, perché dimenticare significherebbe permettere il ritorno di tutto ciò che ci ha offesi. Proprio perché non posso accettare che la città dimentichi o abbia dimenticato, ho deciso di scendere in campo. Credo che Corigliano-Rossano abbia bisogno di parole chiare, di prese di posizione nette che non diano adito a confusione o fraintendimenti, perché questa è l’ora del coraggio e del riscatto, l’ora in cui dobbiamo tutti far fronte comune e lottare contro il palese tentativo di mettere le mani sulla città. Non possiamo scegliere un sindaco per le sue origini coriglianesi o rossanesi, non inquiniamo ulteriormente la qualità del dibattito politico fino a questi livelli. E tuttavia, mi sia consentito evidenziare che la scelta della coalizione di Destra-Centro ricaduta sull’On.le Straface, appalesa il senso e il modo di una regia che è ben distante dalla nostra città e che galleggia sull’asse Cosenza-Catanzaro. Vogliono indebolire la nostra città. Vogliono indebolire la nostra libertà. Vogliono indebolire la nostra idea di futuro. Corigliano-Rossano in questi anni, sotto la guida del Sindaco Flavio Stasi, ha dimostrato di poter rappresentare un modello politico e amministrativo per tutta la Calabria. Si poteva fare meglio? Si poteva fare di più? Certo. Eppure non dimentichiamo che si poteva fare molto peggio. Questa amministrazione (la prima della città unica!) ha superato egregiamente il funesto periodo pandemico, è riuscita ad intercettare fondi e finanziamenti per la città, ha garantito investimenti in settori atavicamente deficitari del territorio quale quello idrico, infrastrutturale, stradale, turistico e nella lotta al dissesto idrogeologico. Questa è l’ora di dire di no ai potenti di turno che quotidianamente vengono a proporci candidati prestampati con ricatti, espressi o taciti che siano. È l’ora in cui i cittadini devono rivendicare la propria libertà di scegliere, nel segreto dell’urna, la proposta politica che più li convince, senza alcuna costrizione o condizionamenti di sorta. Dobbiamo dire di no ai datori di lavoro che credono di poter controllare il voto dei loro dipendenti, dietro la minaccia del licenziamento. Dobbiamo dire di no al parente, all’amico, al vicino di casa che viene a riscuotere il favore. Dobbiamo dire di no a chi ci promette lavori, bonus e mancette, in cambio del voto. Dobbiamo dire di no a chi ci promette da trent’anni ospedali, tribunali, aziende multinazionali e poi vende la città al miglior offerente. Dobbiamo dire di no ai poteri forti che oggi si stanno tutti pericolosamente coalizzando contro questa amministrazione. Corigliano-Rossano deve avere il coraggio di dire di sì alla continuità, all’onestà, ad una città pulita, libera e forte. E se errori sono stati commessi, chiedetevi ora, erano questi in mala fede? Potrete dire lo stesso ove a governare fosse quella destra che nella sua storia ha già una volta anteposto la sua sopravvivenza al nostro futuro? Chiedetevi ora, nel silenzio delle vostre coscienze, se Corigliano-Rossano, dopo questi 5 anni di amministrazione Stasi, sia migliore o peggiore. È giunta l’ora che soprattutto i giovani scendano in campo e partecipino attivamente alla costruzione del futuro della terza città della Calabria. Dobbiamo spenderci per la nostra crescita culturale, economica e sociale, perché solo così “i molti” potranno prevalere su “i pochi”. Ebbene, Corigliano-Rossano, “continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?”
Giovanni Battista Leonetti