Fonte: www.lastampa.it

di Alessandra Ghisleri

E ci siamo: mancano esattamente 25 giorni agli esami di riparazione della politica. Il giorno del voto in cui il giudizio degli italiani farà sentire la sua voce dopo 4 anni e mezzo in cui si sono succeduti 3 differenti governi -impronosticabili- che hanno dovuto guidare il Paese attraverso una pandemia, una guerra ai confini dell’Europa, una crisi energetica e una forte inflazione.

Questi sono solo alcune delle variabili a contorno dello scenario in cui ogni giorno ogni cittadino affronta i suoi problemi. Il panorama politico rispetto al 2018 è molto cambiato. Nuovi schieramenti politici si sono palesati sulla scena che ha registrato ben 415 cambi di “casacca” ad opera di 280 parlamentari, con una media di 8,3 al mese dall’inizio della legislatura. Sotto questo cielo domenica 25 settembre gli italiani saranno chiamati a scegliere un nuovo governo per la guida del Paese. Ad oggi ogni cittadino sta elaborando le sue possibili scelte cercando di trovare adesione presso un punto di riferimento a cui offrire il suo sostegno o negarlo. E così, dopo la pausa estiva, che ha portato una ventata di leggerezza nella quotidianità dei più fortunati che hanno potuto godersela, piano piano anche i più ritardatari stanno rientrando per riprendere il proprio tran tran. Lo scontro con la realtà che si registra è molto duro: almeno 1 italiano su 2 segnala l’aumento generale dei prezzi(47,4%) e la crisi energetica (45,7%) come problemi più importanti seguiti da lavoro e occupazione (40,5%). Il 35,1% degli italiani vorrebbe che il futuro governo si concentrasse sulla ripresa economica nazionale mentre il 33,2% sull’aumento delle forniture di luce e gas x evitare possibili razionamenti. L’attenzione nei riguardi della possibile pianificazione per una riduzione della povertà (18,9%), il salario minimo (17,6%) insieme all’immigrazione (17,0%) occupano posti meno rilevanti nella classifica. Fanalino di coda risultano il tema della sicurezza (16,2%) e la riforma delle pensioni (8,8%). Di fronte all’indicazione di queste priorità i cittadini si dimostrano pessimisti sull’esito degli interventi che il prossimo governo potrà ottenere nel merito. Se la sicurezza, con il 42,1% delle indicazioni, è il tema che ha avuto maggiori apprezzamenti, sicuramente la riduzione della povertà è quello che ne ha ricevuti meno (29,5%) registrando il 60,2% di giudizi pessimisti sulla possibile pianificazione di piani utili ed efficaci in tal senso. La scarsa convinzione, tuttavia, coinvolge tutti i temi testati associando un giudizio negativo che registra una media del 53,0%. Il senso di un certo disorientamento si registra anche nelle intenzioni di voto che registrano ancora il 35,4% dell’elettorato indeciso. Questa percentuale si divide tra chi non sa ancora se andrà a votare (il 23,8% degli indecisi) e chi non sa quale forza politica votare (il 76,2% sempre degli indecisi). Su queste indicazioni si stima oggi un’affluenza compresa tra il 66% e il 70%. Il 51,7% degli italiani è convinto che il vincitore della prossima elezione politica sarà il centrodestra, ed effettivamente nell’analisi dei dati delle intenzioni di voto la differenza che si registra oggi tra i due principali schieramenti è di 17,4 punti percentuali. Fratelli d’Italia è il primo partito con il 24,6% dei consensi segue il Pd con il 23,1%. Lega (12,5%) e Movimento 5 Stelle (12,3%) viaggiano fianco a fianco con la differenza che mentre il partito di Conte è in rimonta quello di Salvini cede consensi. Un altro dato interessante mette in evidenza il confronto che vede un testa a testa tra FI (7.0%) e Azione -ItaliaViva (7,4%). La novità espressa dal partito di Carlo Calenda e Matteo Renzi appare oggi maggiormente rinvigorita di fronte ad un partito, quello di Forza Italia, che deve affrontare una campagna elettorale da outsider di coalizione. La creatura di Paragone, ItalExit, è molto vicina alla soglia del 3.0% in odore di poltrone. Le intenzioni di voto post-pausa estiva offrono uno scenario a cinque punte oltre all’area dell’indecisione. Giorgia Meloni ed Enrico Letta, con i loro partiti, si giocano il primato di consenso, al di là degli uninominali dove a giocarsela sono le coalizioni con un evidente -vantaggio per il centro destra. Molto è ancora in gioco e i partiti e i loro leader stanno affilando le “armi”, a volte modificando anche i loro obiettivi, in vista degli ultimi 15 giorni di campagna elettorale quando anche gli indecisi saranno costretti a fare le loro scelte definitive.

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