Con la nuova legge di bilancio 2020 il governo taglierà 300milioni di euro destinato alle zone economiche speciali (ZES) del Sud e della Calabria. Questo significia taglio di finanziamenti importante anche per la zona di Gioia Tauro e quasi niente soldi per l’area individuata del porto di Corigliano, che già all’epoca dell’istituzione delle ZES venne inserita per il rotto della cuffia.
La prima levata di scudi contro una decisione che penalizza il Meridione ma che potrebbe creare una reazione a catena nefasta alle aziende che avevano già deciso di puntare su questo programma di agevolazioni fiscali per investire nel retro porto di Schiavonea, l’ha fatta la Regione Calabria con il vice presidente della giunta Francesco Russo che nei giorni scorsi ha partecipato alla cabina di regia svoltasi a Roma. Il vice presidente Russo ha evidenziato la gravità dell’abrogazione dei 300 milioni di euro sottolineando che la misura delle Zes era stata individuata come una delle azioni strategiche per rilanciare le aspettative di sviluppo della Calabria e più in generale del sud. Insomma, tra mega-cantieri (come quello della Statale 106 Sibari-Roseto) che non partono, nonostante ci siano i soldi stanziati, tra servizi essenziali (vedi ospedali e tribunali) che non ci vengono più riconosciuti nonostante ne avessimo tutti i diritti, ora ci sottraggono – dalla sera alla mattina e con un colpo di cancelletto (i 300 milioni sono spariti abrogando un articolo, il N.34 della legge sulle ZES) – anche una misura che avrebbe potuto creare sviluppo. Al netto della posizione, sacrosanta, assunta dal governo regionale, ora ci attendiamo una presa di posizione forte della deputazione parlamentare calabrese e sibaritda che dovrebbe battere i pugni sul tavolo del governo per recriminare un’opportunità, una delle poche che ci era stata concessa e che è stata maldestramente scippata alla Calabria ma soprattutto a Corigliano-Rossano. Se anche quest’altro treno passerà tacito, senza fischiare e senza alcun rumore sulle teste dello Jonio cosentino potremo dire definitivamente addio a quelle che sono le già minime e risicate possibilità di rilancio della grande (e sottosviluppata) area portuale della Città. Perché al momento, a conti fatti, per lo sviluppo della darsena ionica rimarranno solo le briciole.