Ho avuto modo di rispondere, in questi giorni, ad alcuni concittadini che commentavano gli arretramenti sociali e civili del nostro territorio negli ultimi tempi. Noi, per tradizione, abbiamo la memoria corta, e dunque oggi tali arretramenti si attribuiscono alla costituzione della grande città.
Mi sono permesso di rispondere che negli ultimi vent'anni le nostre ex città sono arretrate drammaticamente, ma da sole e solo per colpa “nostra”. Così, tanto per fare un esempio, per vent'anni abbiamo devastato i centri storici, li abbiamo abbandonati, privati di servizi: combatto quotidianamente con quartieri senz'acqua, strade che sprofondano o vicoli ridotti a discarica, con poche risorse ed “armi smussate”, e tale degrado è il frutto avvelenato di decenni di nefandezze. La distanza dai confini cittadini, evidentemente, c’entra ben poco. Ecco perché, lo confesso, le opinioni di chi giudica le scelte sulla base della prossimità al Codice o al Castello io neanche le considero. Hiroo Onoda e Teruo Nakamura ci hanno messo tre decenni a capire che la seconda guerra mondiale era finita, ed anche la nostra città ha i suoi vari Onoda e Nakamura, ma il resto guarda avanti. Sia chiaro a tutti che le scelte non si fanno per convenienza, per popolarità, per equilibrismo: si fanno per visione. Prendiamo Palazzo Bianchi: leggo racconti di fantascienza al riguardo. Qualcuno lo ha pensato che forse Palazzo Bianchi, bello, imponente, con una storia importante, non è solo patrimonio degli anziani che al mattino siedono in Piazza del Popolo, ma è patrimonio anche degli anziani che al mattino siedono sulle panche di Piazza Steri? Per questo l’ho scelto. La visione è scritta nelle linee di mandato: è quella di luoghi che possano essere all'altezza di una istituzione importante come il nostro Comune, luoghi che abbiano un significato, oltre che una funzionalità. Un Palazzo del Governo della Città, che sarà Palazzo Bianchi. Ma poi un Palazzo dell'Assetto del Territorio, un Palazzo Municipale, un Palazzo delle Finanze, un Palazzo della Cultura e del Turismo, un Palazzo della città Solidale ed Europea, tutto nei nostri splendidi centri storici; ecco cosa vuol dire luoghi che non solo “funzionano”, ma che “significano”, che rappresentano, che simboleggiano. Luoghi che dovranno ispirare a tutti noi il senso di appartenenza che forse abbiamo smarrito. Dove si troveranno questi luoghi, in Corea del Sud o Corea del Nord? Nessuna delle due, si troveranno a Corigliano-Rossano, in due splendidi centri storici. Qualcuno ha espresso preoccupazione per questo o quel servizio che dovrebbe venire meno. Anche in questo frangente devo dare una notizia che per qualcuno sarà scioccante: il muro di Berlino è crollato 30 anni fa. Non so come sono stati disposti gli uffici tra Berlino Est e Berlino Ovest, so solo che Berlino è una grande città e che sia i cittadini dell’Ovest che quelli dell’Est possono farsi un certificato di residenza. Capisco, per quanto io ami Corigliano-Rossano, non siamo ancora a livello di Berlino. Ma che c’entrano, nella città moderna che intendiamo costruire, i servizi al cittadino con la collocazione degli uffici? Nei due centri storici, come succede nelle città nel 21esimo secolo, ci saranno le “case del cittadino”, ovvero due luoghi in cui ci saranno tutti gli sportelli, anche quelli che non ci sono ora. Sapete, quelle cose da 21esimo secolo in Europa, con gli orari, la fila automatica, l’area per i bimbi e, udite udite, regole chiare. Insomma, una cosa normale. Altre piccole “case del cittadino” saranno nei municipi, peculiari rispetto al loro territorio di competenza. Lo so, a qualcuno mancherà il tempo in cui si sedeva al posto del funzionario per farsi firmare le autorizzazioni, ma ai cittadini normali non mancherà. Per gli Onoda ed i Nakamura non c’è speranza: come hanno scritto altri, raderebbero al suolo tutto ciò che non gli appartiene, o che magari hanno perso alle elezioni, ed è giusto che si annientino da soli. Noi invece, con tutti i cittadini, andremo avanti, amministrando una grande città, forte, autorevole, piena di potenzialità inespresse, che oggi zoppica con mille difficoltà a causa della miopia e le divisioni del passato, ma che guarda al futuro e che presto correrà come mai ha fatto prima.