di Alberto Laise
Sono passati tre mesi dall’insediamento del sindaco ed è tempo di bilanci a Corigliano-Rossano. E, al netto della propaganda e delle scaramucce social, dimenticando i selfie da “sono uno di voi” e i reportage fotografici alla “che amministrazione d’incapaci”, non può essere positivo. Intanto mi sento di fare una premessa: molti degli elettori, anche quelli impegnati in prima persona, che non hanno votato Stasi al primo turno, al ballottaggio hanno convintamente scelto di votarlo.
Ed è una scelta che, al di là di ogni ulteriore considerazione, credo resti comunque migliore rispetto all’alternativa che si aveva a disposizione. Oggi possiamo parlare di, a mio parere, “cattiva gestione”, magari impreparazione. L’altra prospettiva apriva a scenari che è meglio non aver visitato. Quello che oggi possiamo osservare è che, al momento, non si conoscono ancora le linee programmatiche previste (d l.gs. n. 267/2000) e che, visto l’inspiegabile ritardo nella composizione/istituzione delle commissioni consiliari – non possiamo pensare che siano vere le raffazzonate giustificazioni esposte dal presidente del consiglio comunale su “colpe” ovvero “richieste” delle opposizioni; le commissioni, se non ci sono problemi interni alla maggioranza, si fanno per far lavorare il consiglio che è, anch’esso, attore principale nella discussione sulle linee programmatiche – rendono monco l’esercizio amministrativo e politico del comune. Quelle linee programmatiche, e più in generale un’esposizione del programma della maggioranza, renderebbero meno nebulose e chiarirebbero il senso di alcune scelte che, oggi, si prestano a interpretazioni troppo varie. Intanto la riorganizzazione della macchina comunale ovvero la sua razionalizzazione: se da un lato, e lo dice chi non era, pur astenendosi alla fine, convinto del processo di fusione, alcune voci danno vigore al sospetto che si tenti di mettere in moto un processo di “rossanizzazione” del municipio, sospetto alimentato anche da una gestione quantomeno confusa del programma estivo, tutto centrato su Rossano, e su un possibile utilizzo di alcuni fondi provenienti dall’ex comune di Corigliano per l’acquisto di un immobile nella frazione bizantina, dall’altro si viene a creare una sorta d’effetto rebound contro la fusione: la spinta a riproporre strumenti che la mettano, anche attraverso comitati “abrogativi”, in discussione apre ad ipotesi che non possono che indebolire, in un momento delicato come quello che vive una nuova città, l’intera comunità. Il discutere, ad esempio, della ricollocazione degli uffici come sta avvenendo – senza un documento ufficiale dell’amministrazione – per quello tecnico non dovrebbe essere né ispirato ad alcune affermazioni precedenti del sindaco (“non sposteremo un solo dipendente da Rossano”) ma nemmeno impantanarsi in localismi insensati. Se razionalizzazione deve esserci, e deve esserci, va fatta privilegiando l’interesse collettivo. Non è nemmeno necessario virare per forza verso la “cittadella” ad Insiti ma è necessario che non si creino le condizioni per alimentare sospetti e si dia vita allo strumento dei Municipi con gli uffici decentrati. E l’amministrazione, invece, sta proprio alimentando i sospetti, rinchiudendosi in un silenzio che è l’opposto di ciò che Lei prometteva dai palchi. Quella partecipazione democratica e dal basso, che per chi viene dai movimenti non può che essere ossigeno, viene ad essere negata. Quello che preoccupa è, infatti, l’atteggiamento di chiusura, non rispetto alle opposizioni, con cui però deve fare i conti superando la litania del “siete invidiosi” o “non vi hanno scelto come sindaci”, ma rispetto alla città, soprattutto l’ex città di Corigliano. Ogni, e dico ogni singolo provvedimento manutentivo, è sempre partito da Rossano: dalla pulizia delle spiagge alla pulizia delle strade. Questo rende complicato portare avanti il primo ed indispensabile obiettivo della fusione: rendere tutti i cittadini consapevoli dell’appartenere ad un’unica comunità. Ed è questa, forse perché lo stesso sindaco non è stato uno dei soggetti che più ha partecipato al momento referendario pro-fusione, la più grave delle “pecche” di questa amministrazione. Si aggiungano, a rendere negativo il bilancio, poi tutte le vicissitudini dei vari consigli comunali che hanno fatto emergere una sorta di “confusione” nella gestione dell’ordinaria amministrazione. Confusa la discussione e le proposte sul bilancio, ancora nebulose le idee sul bilancio da presentare tra poche settimane; deficitaria la capacità di portare la nostra amministrazione all’interno degli enti sovracomunali cercando prima, questione dell’autorità Idrica, di far ricadere la colpa sul commissario quando era tutta imputabile al sindaco Geraci, sostenitore importante dell’attuale primo cittadino, che votò a favore di San Giovanni in Fiore mentre l’amministrazione rossanese si asteneva sostenendo la necessità di rinviare il voto a dopo le elezioni, poi di mettere in atto una strategia di “gentilezza” verso gli altri comuni (vi lasciamo i posti perché noi siamo appena arrivati…roba da libro Cuore). Ed ancora la questione ZES, la mancata condivisione di una posizione comune sulla questione “sanità”. Questo, come ravvisato da molti commentatori giornalistici, ha dato un’immagine di “smarrimento” che non è frutto dell’immaginazione dei consiglieri d’opposizione ma è sostanzialmente il frutto di un patto elettorale che, a mio avviso, oggi rende difficile coagulare il sostegno all’azione amministrativa. Ex del PD non rappresentati in giunta ed emarginati dalle scelte, sostegno di grandi vecchi come Caputo e Geraci passando per i Micciullo, la componente di Corigliano-Rossano Domani che lancia l’insinuazione che alcune scelte si prendano in luoghi lontani dai municipi, tante forze eterogenee che rendono difficile trasformare in realtà ciò che si poteva dire dalle barricate di una manifestazione di protesta. E cosa avverrà quando si dovrà discutere delle tariffe della spazzatura? Cosa avverrà quando occorrerà mettere mano all’evasione contributiva ed al recupero dei debiti? Cosa accadrà quando si dovrà discutere di gare d’appalti (e già l’inizio, nonostante il roboante comunicato stampa, non è stato brillante visto che mancavano dall’incontro numerose sigle ed infatti non risulta firmato nessun protocollo)? Cosa accadrà rispetto all’emergenza idrogeologica su cui, prima o poi, si dovrà tracciare una sorta di “racconto storico sulle responsabilità nel tempo”? Come si gestirà la fase delle regionali dove tutte quelle componenti andranno ognuna per una sua strada? Queste contraddizioni per ora reggono grazie alla figura del sindaco che gode di una popolarità personale altissima e che possiede grandi capacità dialettiche ed abilità politica. Ma il tempo passa e la città necessita di risposte. E se le risposte sono sbagliate o peggio non arrivano…poi non c’è popolarità che tenga.