Fonte: www,corrieredellacalabria.it
di Francesco Sapia Deputato M5S
Dall’insediamento nel gennaio scorso, i commissari alla Sanità calabrese hanno ratificato varie scelte del predecessore, Massimo Scura, nominato dal governo Renzi.
Ciò è avvenuto, per esempio, in merito alle risorse assegnate ai privati, salvo una maggiorazione di budget per Marrelli Hospital. Intanto c’era e c’è invece da rispondere alle necessità delle strutture pubbliche e poi a imprenditori che non hanno mai avuto “santi” in paradiso, dunque si ritrovano sull’orlo del fallimento e con le banche alle costole. Nulla di nuovo sotto il sole, fin qui, malgrado il cambiamento annunciato e atteso da (troppo) tempo, che scorre e complica la situazione. In quanto alle autorizzazioni per l’assunzione di personale sanitario, la Calabria è ferma ai decreti siglati dallo stesso Scura, che, come ho già evidenziato, vanno rivisti privilegiando il settore dell’emergenza-urgenza. Nei primi sei mesi del loro mandato, il commissario Saverio Cotticelli e il sub-commissario Thomas Schael, mediatico e dimissionario, non hanno prodotto atti di concreto contenimento del disavanzo, di riorganizzazione della rete dell’assistenza ospedaliera e delle reti complementari. Inoltre nulla hanno ancora previsto per la riattivazione degli ospedali di Praia a Mare e Trebisacce, benché disposta da sentenze definitive che gridano giustizia. Ciò pone un problema di credibilità e affidabilità, di coerenza rispetto all’impegno che ho sin qui profuso a favore dei pazienti calabresi, con denunce e proposte spesso condivise insieme alla collega deputata M5S Dalila Nesci: dalla revisione del corrispettivo regionale al policlinico universitario, sino alla modifica del criterio di riparto del Fondo sanitario alle Regioni e alle Province autonome, nello specifico secondo il fabbisogno di cure delle rispettive popolazioni. Lo stato delle cose mi impone, pertanto, di esprimere pubblicamente una posizione critica, seppur ragionata, politica e non priva di speranza. Così non si raccoglie neppure un frutto di quanto a lungo seminato. Devo puntualizzarlo perché ho un mandato popolare da onorare e non posso trincerarmi dietro la ragione di partito. Ancora, la gestione delle Aziende del Servizio sanitario regionale è in mano a reggenti. Costoro, per motivi e timori personali, faticano a provvedere all’ordinario. Intanto cresce l’aspettativa di utenti, malati, medici, infermieri e precari che hanno riposto fiducia nell’azione a largo raggio del Movimento 5 Stelle. Il governo nazionale ha proposto soltanto tre nuovi commissari aziendali. E gli altri? Nel contesto può dunque capitare di attendere tempi molto lunghi per la somministrazione a domicilio di un farmaco che ritarderebbe la Sla, nonostante le precise indicazioni dell’Aifa. A riguardo ho condotto una battaglia costante, valsa a responsabilizzare le Neurologie interessate; pure grazie all’intervento, lo rimarco per onestà intellettuale, del dg del dipartimento regionale Tutela della Salute, Antonio Belcastro. Può inoltre succedere che importanti questioni di legalità nell’amministrazione sanitaria vengano accantonate poiché in sostanza ritenute secondarie. Mi riferisco, ad esempio, alla storia delle presunte medicazioni ortopediche con i cartoni, all’ospedale di Reggio Calabria. Sul punto non si hanno più notizie circa gli accertamenti compiuti nei mesi passati dai Nas, il che non è bello né appare comprensibile. Sempre all’ospedale di Reggio Calabria permangono quattro casi in sospeso: 1) la nomina del primario della Ginecologia e Ostetricia, che per gli atti consultati sembrerebbe non avere i requisiti richiesti dalla legge; 2) l’immotivato utilizzo alternativo di un medico, vincitore di un concorso a primario in seguito annullato, nonostante non sia dipendente della stessa azienda; 3) l’isolamento di Alfonso Scutellà, papà del piccolo Flavio, tra le vittime nel 2007 di malasanità, consumatasi proprio nel presidio ospedaliero reggino, chiamato a risarcire la famiglia per la gravissima perdita del proprio figlio; 4) la nomina del direttore di un reparto che ad oggi non c’è, tra l’altro già candidato consigliere regionale nel collegio elettorale dello stesso comprensorio. Aveva ragione il compianto direttore Paolo Pollichieni, «in Calabria la realtà supera la fantasia». Avrei una lista interminabile di episodi simili, anche altrove: nella mia Corigliano-Rossano, in cui, malgrado le mie lotte pressanti politiche, la Pediatria ospedaliera è in bilico per carenza di medici o si registrano disservizi in Neuropsichiatria infantile. In questa confusione e nell’assenza dei vertici aziendali effettivi, il caos regna sovrano, le solite logiche e prassi si moltiplicano e il commissario Cotticelli, rimasto da solo per l’uscita di scena del suo vice Schael, non riesce, non può seguire le vicende quotidiane. Va aggiunto che lo stesso commissario non ha un ufficio né un telefono proprio, una casella e-mail istituzionale e del personale dedicato. Ciò rende impossibile, diciamolo chiaro, portare avanti un compito gravoso e delicato come la conduzione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria. Soprattutto, di fatto la regia del piano di rientro è in mano alla burocrazia dei ministeri vigilanti, capaci di risaputa influenza nelle decisioni che contano. Inoltre, non ho alcuna difficoltà a scriverlo, in pratica l’attuazione del piano di rientro è rimessa all’ex sub-commissario ad acta Andrea Urbani, che ad oggi tiene le leve di comando in veste di capo della Programmazione sanitaria. Non possiamo permetterci questi errori, perché sul – e per il – territorio abbiamo con Nesci investito energie, coraggio e faccia, facendoci nemici agguerriti, alcuni dei quali hanno avuto pure di recente un’intollerabile disonestà politica, nelle aule della Camera e del Senato. È l’ora dei fatti, dopo gli annunci. Ed è arrivato il momento di dimostrare responsabilità e capacità di governare condizioni e processi che richiedono tempestività e risolutezza. Per questo mi appello al ministro della Salute e all’intero esecutivo Conte, affinché con misure rapide e concrete permettano di recuperare il terreno perduto e dimostrare ai calabresi il valore reale del voto del 2018.