Il decreto Calabria? Indebolirà la Calabria e le altre regioni poco virtuose, a tutto vantaggio di quelle con i conti più o meno in ordine. Non è una valutazione di parte, ma il giudizio tecnico fornito dalla Corte dei Conti nel Rapporto di finanza pubblica.
Lo rende noto il consigliere regionale Gianluca Gallo, traducendo in riflessione politica i numeri ed i giudizi della magistratura contabile. «Non eravamo dei mistificatori, né tantomeno dei falsari di parole», premette il capogruppo della Cdl, «quando nelle settimane passate lanciavamo l’allarme di un provvedimento squilibrato, capace di fare del male alla nostra terra al di là delle intenzioni di fondo». I fatti, asserisce Gallo, si «stanno incaricando di dimostrare la fondatezza di quelle preoccupazioni, purtroppo rimaste inascoltate ed anzi respinte da Lega e M5S in sede di conversione del decreto». Una superficialità che rischia di costare cara proprio alla Calabria, per la quale – paradossalmente - il decreto è stato pensato. «Nel suo rapporto – sottolinea l’esponente della Cdl – la Corte dei Conti ha confermato che con le nuove regole introdotte quanto alle spese per il personale, si acuirà la già esistente situazione di disomogeneità, dal momento la ridefinizione dei vincoli di spesa fissata col decreto porterà a metodi di parametrazione differenti, a seconda delle Regioni. Il risultato pratico sarà che gli enti fuori dal Piano di rientro, come fin qui è già stato, potranno ricevere maggiori risorse rispetto a quelle invece costrette a commissariamento: per come certificato dalla Corte dei Conti, per la Calabria i nuovi livelli di finanziamento saranno certo migliori rispetto al 2004, ma limitatamente e comunque in misura notevolmente inferiore rispetto alle regioni del Nord, come del resto sancito nelle stime già da tempo elaborate e diffuse dal viceministro dell’economia, Massimo Garavaglia. Inoltre, ogni possibile sforamento dovrà essere soggetto all’accordo dei Tavoli di monitoraggio e verifica del Mef e del ministero della Salute». Procedure e numeri che suscitano più di una preoccupazione in riferimento allo stato già comatoso della sanità calabrese. «Il blocco delle assunzioni, non ancora formalmente superato, stante la mancata conversione del decreto da parte del Senato e per come ribadito ancora il 29 Maggio scorso dal commissario Cotticelli in una nota alle Asp calabresi», sottolinea Gallo, «è solo un aspetto della questione complessiva. C’è da chiedersi anche, a questo punto, se e con quali risorse, ed in quali tempi, potranno essere superate le differenze esistenti e colmati i vuoti d’organico, per i quali il Molise ha già richiesto addirittura il distaccamento negli ospedali dei medici dell’Esercito. Riteniamo che il Governo, ma pure la giunta regionale ed il presidente Oliverio, questi ultimi colpevoli del peggioramento della situazione registratasi nell’ultimo quinquennio, diano risposte finalmente chiare, seguite da assunzioni di impegni altrettanto definite e certe. Nascondere dietro le belle parole la cruda realtà dei fatti è gioco da irresponsabili».
Avv. Gianluca Gallo -Consigliere regionale della Calabria - Presidente Gruppo consiliare Casa delle Libertà