Il presidente nazionale dell’INPS (dott. Boeri) ci prova ancora a distanza di 2 anni, il tentativo di saccheggiare altri uffici periferici dello Stato sullo Ionio cosentino deve essere un obbiettivo conclamato per la politica nazionale dato che quando si tratta di “soppressioni” viene subito in mente la nostra area, ed il caso del centro medico INPS di Corigliano Rossano ne è una prova limpida.
È vero, sarebbe una inutile ripetizione parlare di tutto ciò che poteva essere e non è stato o del denaro che dalle nostre parti doveva essere investito e poi dirottato al Nord ed è per tale ragione che occorre concentrarsi su ciò che c’è e che non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo perdere. Nello specifico Boeri, per la verità ormai da diversi anni, parla di chiusure e tagli di spese per mantenere in piedi l’istituto nazionale della previdenza sociale però il sottoscritto, da cattivo malfidato quale è, qualche domanda se la pone. Vedendo le determinazioni disposte dall’ente previdenziale ho potuto notare che i tagli riguardano quasi esclusivamente il Sud, nello specifico i centri medici di: Sciacca (42.000 abitanti) Lamezia terme (70.000 abitanti) Locri (12.500 abitanti) Nocera inferiore (46.000 abitanti) e Minori (2.700 abitanti). Alla luce della distribuzione geografica dei predetti “tagli” mi corre l’obbligo di porre una domanda (pleonastica) a tutti i lettori: perché il sud Italia rischia la chiusura di 5 sedi sparse in tre regioni del profondo meridione? Quanti centri medici INPS chiuderanno al Nord? Per quanto tempo ancora dovremo subire questi ingiustificati soprusi prima di una reale mobilitazione? I Senatori ed i sindacalisti siciliani si sono opposti a tutto ciò con l’Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03443 facendo notare come la sede medica INPS di Sciacca (Agrigento) serva una popolazione di 150.000 abitanti facendo ferro e fuoco per evitare la paventata chiusura, e la nostra area che serve una popolazione di 220 mila abitanti quale tutela politica ha ricevuto? Ed anche in questo restiamo in speranzosa attesa. Allora è opportuno rilevare che se è vero che la fusione amministrativa ha evitato la chiusura della intera sede INPS di Corigliano Rossano (per come detto dal dirigente INPS della Regione Calabria De Felice) è altrettanto vero che il salvataggio del centro medico connesso dovrà passare da una reale mobilitazione politica e popolare dato che la soppressione del Tribunale di Rossano ci ha insegnato una lezione importantissima: nulla nell’ambito della macchina statale è dovuto o garantito. In parole povere al Sud bisogna lottare, sempre e comunque, per mantenere l’apertura e far funzionale gli uffici dello Stato poiché perennemente sottoposti alla scure della chiusura sotto il falso mito dell’efficientamento economico, quando in realtà il malcelato motto è “c’è da tagliare? Guardiamo a Sud!” Non spreco parole per gli anti fusionisti i quali hanno quale nuovo leitmotiv “ma la fusione non doveva evitare la chiusura dell’INPS”, e sorrido pensandoci, poiché gli stessi, da veri sprovveduti, sostenevano che qui dalle nostre parti non c’era bisogno di uffici pubblici. E che coraggio che hanno avuto! Sarebbe inutile andare oltre per chi non ha orecchi per ascoltare ma dispensa solo false critiche, ed è per questo che rivolgendomi a tutti i veri sostenitori del nostro territorio, ed a tutti coloro i quali sono consci del tentativo di distruzione amministrativa della nostra area geografica, chiedo la mobilitazione di tutta la cittadinanza di Corigliano Rossano e di tutte le forze politiche del territorio affinchè si ribellino contro questo inspiegabile abominio i cui effetti distruttivi colpirebbero le categorie più deboli e bisognose. Se qualcuno dovesse perpetrare la menzogna dell’efficienza economica mascherata da disposizione normativa potremmo sfruttare la seguente massima: si può chiudere un presidio medico previdenziale in una città di 80.000 abitanti e che fornisce servizi ad una utenza potenziale di 220.000 soggetti. Scusate se è poco.
Daniele Torchiaro, attivista del movimento Corigliano – Rossano Pulita