«Per i comuni in fusione – spiegano Abate e Sapia – che la norma prevedesse un limite massimo di 2 milioni di euro fissato per il contributo decennale ai comuni fusi, da erogare in percentuale (60%) rispetto ai trasferimenti erariali già attribuiti per il 2010, Nicola Candiano lo sapeva benissimo.
Glielo abbiamo ripetuto in tutti i modi possibili. Mentre tutti erano innamorati follemente di “questo” tipo di fusione noi eravamo lucidi e realisti. Già allora vedevamo tutte le criticità che ora si sono manifestate. Era questo il motivo per il quale dicevamo no ad un tipo di fusione fatto in questi termini e in questi modi. Lo ribadimmo per l’ennesima volta a marzo del 2017 in un dibattito pubblico che si tenne al Centro di eccellenza di Corigliano proprio sull’argomento e alla presenza, tra gli altri, degli ex sindaci di Corigliano, Geraci, di Rossano, Mascaro (che venne sostituito proprio dall’assessore Candiano) e di Cassano, Papasso. Quando si parlava di statuto provvisorio e di bilanci Candiano ci rideva in faccia». «L’unico scopo della fusione – spiegano i parlamentari pentastellati – doveva essere quello di apportare benefici al territorio e ai suoi cittadini. Avevamo chiesto dei tavoli istituzionali, di istituire una commissione consiliare paritaria per iniziare a pianificare quel progetto di fusione che in sede di dibattito definimmo “super fusione, questa sconosciuta” perché doveva essere approfondita prima di essere decisa. Così come bisognava individuare il percorso migliore per l’unificazione dei servizi. Delle funzioni dei diversi enti coinvolti all’interno del futuro comune unico». «Nulla di tutto questo – insistono – fu fatto. Sottolineammo come la legge per la quale saremmo andati in fusione era profondamente inadatta alla fusione Corigliano-Rossano e, soprattutto, dicemmo provocatoriamente che i due milioni di euro non sarebbero serviti nemmeno a pagare le bollette della luce. Tutti si scagliarono contro queste dichiarazioni attaccandoci ma oggi, a distanza di quasi due anni, la storia e i fatti ci danno ragione. L’ex assessore al bilancio del comune di Rossano conosceva bene la situazione oppure ci viene da pensare che la fusione sia stata decisa e fatta senza conoscere la legislazione in merito, e questo sarebbe molto grave». «In aprile, poi – continuano ancora i parlamentari M5S – rimarcammo come, nonostante nel processo di fusione tra i due più grandi centri della Sibaritide ci siano stati dei pezzi mancanti come lo studio di fattibilità (che poteva essere fatto anche successivamente alle delibere) e il giudizio di meritevolezza da parte della Regione stessa, ed è proprio lei che deve assumersi tutte le responsabilità. Altro elemento che ci fa capire che i protagonisti di questa fusione fatta così fanno finta di non sapere è che già dal gennaio 2018 hanno chiesto al Ministero dell’Interno finanziamenti chiesti dalla legge che invece arriveranno solo a gennaio 2019. Parliamo dei famosi due milioni che non serviranno nemmeno a pagare la bolletta della luce. Auspichiamo ancora oggi che il processo post-fusione sia un momento di crescita per quel centro urbano che conta oggi quasi 80mila abitanti. Ma sicuramente nulla può essere addebitato da questo momento, come invece qualcuno vorrebbe, ai rappresentati del M5s e al Movimento stesso o al Governo attuale. La fusione è stata fatta su norme preesistenti che dovevano essere ben conosciute dai fautori. Questo vuol dire che loro ci hanno trascinato in qualcosa che non conoscevano e meritava approfondimento. Avevamo chiesto al commissario Domenico Bagnato che la nuova comunità venisse gestita in modo equilibrato con una simmetria amministrativa anche nell’assegnazione dei servizi e nella gestione del personale». «Ora dopo diversi mesi – chiudono Abate e Sapia – è il momento che il commissario Bagnato, come aveva promesso, convochi una conferenza stampa e ci spieghi lo stato dell’arte. Racconti, cioè, ai cittadini come stanno le cose e che entità hanno le difficoltà tecnico-finanziarie che ci sono. Affinché la gente capisca che sta succedendo e perché le cose non stanno andando come dovrebbero e stiamo affondando. E, soprattutto, se ci sono i presupposti per andare avanti così. Questa fusione doveva far nascere la terza città della Calabria, qualcosa che doveva realmente cambiare le sorti della città in modo responsabile, consapevole e adeguato. Ora ognuno si assuma la propria responsabilità».
Rosa Silvana Abate (M5S Senato) - Francesco Sapia (M5s Camera)