Si parlerà di mobilità in Calabria, all’iniziativa di venerdì 16 novembre p.v., nella sede del Partito della Rifondazione Comunista, sita in piazza Steri, in Rossano Centro Storico, a cui s’invita la popolazione di questo pezzo di Calabria a partecipare.
Tutti sanno le difficoltà a muoversi che incontrano i cittadini calabresi in generale, ma della zona jonica in particolare. I porti sono sotto utilizzati, per l’unico aeroporto funzionante, quello di Lamezia, diventa un’impresa raggiungerlo per i cittadini calabresi, la ferrovia jonica versa in uno stato comatoso, dal momento che hanno tolto il Crotone-Milano, ai cittadini Jonici è stata tolta ogni possibilità di collegare il profondo sud al nord di questa nazione, se non per pochi lavori di restyling svoltisi nell’ultimo anno e non in tutte le stazioni. Non è un fatto di poco conto, considerato che le politiche di impresa (con fondi pubblici) perseguite da Ferrovie dello Stato, ora RFI, negli ultimi 25 anni sono state orientate univocamente alla promozione dell’Alta Velocità fra le metropoli del Centro-Nord, e, contestualmente, al drastico impoverimento dei servizi ferroviari ordinari a lunga percorrenza e alla contrazione dei contributi relativi ai servizi ferroviari regionali. Sono state eliminate numerose corse interregionali, fatti sparire i treni cuccetta, mortificati i servizi regionali fino all’inverosimile, si è perseguito il taglio di decine di linee al punto che l’Italia ha perso oltre 1000 km di rete ferroviaria in pochi anni (pare l’obiettivo originario fosse lo smantellamento di 5000 km di rete). Abbiamo visto scadere i servizi in modo impressionante: assenza di manutenzione, treni vecchi, qualità da terzo mondo, guasti e incidenti frequenti, stazioni lasciate in condizioni vergognose. Per non parlare del salasso in termini di posti di lavoro, oltre 120 mila quelli persi in un ventennio. In Calabria gli effetti di tali politiche sono stati ancora più deleteri: persi oltre 12 mila ferrovieri, circa 750 posti solo negli ultimi 3 anni. In modo scientifico si è prefigurato il ritiro graduale dell’impresa RFI dalla nostra Regione, immiseriti i servizi passeggeri essenziali, smantellati gli scali merci primari, favorito il trasporto pubblico su gomma a lunga percorrenza, cancellate decine di corse, si è fatto di tutto per portare al collasso la linea ferroviaria ionica, l’idea di fondo probabilmente era che la dorsale ionica fosse un ramo secco di cui doversi liberare. Ben 500 km di rete da tagliare, a prescindere dalle logiche sociali, attraverso scelte mirate a disincentivare l’uso del treno da parte delle popolazioni locali. Mossa dopo mossa, si è giunti a dissuadere molti viaggiatori dal prendere il treno, a maltrattarli con vessazioni di varia natura. Occorre dire che queste operazioni sono state legittimate dal silenzio delle forze politiche di governo e dei maggiori sindacati, nessuno ha opposto resistenza vera. E’ un fatto gravissimo che nessun sindacato, se non l’USB, abbia difeso e tutelato i diritti dei ferrovieri, lasciati alla mercé di padroni-manager forti del potere di licenziare o trasferire di sede i lavoratori come pacchi. Ferrovieri che lavorano spesso in condizioni frustranti, in condizioni di disagio ed insicurezza (basti pensare ai treni vecchi e soggetti a frequenti guasti), forzati loro malgrado ad applicare regolamenti discutibili, indotti a considerare i viaggiatori come “clienti non graditi”. Che il bicchiere fosse colmo lo si è visto quando sono state avviate le cosiddette operazioni di “right sizing”, celandosi dietro inglesismi e tecnicismi, i manager RFI hanno attivato lo smantellamento di binari di stazione, portando via le rotaie in modo rapace, come a Crotone, a Roseto Capo Spulico, a Marina di San Lorenzo. A San Gregorio, in piena area urbana, su una linea elettrificata di recente fattura, hanno divelto addirittura il primo binario. Il “furto” del ferro è in atto peraltro su numerose stazioni della dorsale tirrenica, nel silenzio totale delle istituzioni e dei comuni. Se il processo di rovina perpetrato a danno della ferrovia jonica si è arrestato, lo si deve alle popolazioni locali e in particolare a movimenti di cittadinanza attiva organizzati, come CIUFER, APJ ed altre, tutte riunite in una Rete denominata FIBC – Ferrovia Ionica Bene Comune, all’USB ed a Partiti antisistema come Rifondazione Comunista, in controtendenza con le privatizzazioni selvagge e fraudolente a cui è sottoposto il servizio pubblico, nei trasporti, come nella sanità o nei saperi, oltre a numerosi sindaci della fascia ionica e personalità di cultura che hanno sostenuto la battaglia in molteplici occasioni. Sono state organizzate oltre 40 manifestazioni pubbliche, questa di oggi è tra quelle, distribuite nell’arco di 7 anni, conferenze, dibattiti, spesso in piazza e davanti alle stazioni, sono stati scritti documenti di rivendicazione onesti, decine di articoli sui giornali, con spirito costruttivo e con azioni pacifiche, al punto da incontrare il favore perfino delle forze dell’ordine. Una causa giusta che ha visto la Calabria alzare la testa a difesa della propria ferrovia e ad affermare la volontà di rilanciare il trasporto su ferro su standard di qualità europei. Il Protocollo d’Intesa siglato a Catanzaro il 17 maggio 2017, per un valore complessivo di 477 milioni di euro, è di sicuro merito della comunità calabrese. Occorre qualificare i servizi Intercity verso la Puglia, spostando il terminale Nord da Taranto a Bari, ripristinare i treni a lunga percorrenza e i treni notte, riorganizzare il trasporto pubblico regionale puntando all’integrazione bus/treno ed evitando sovrapposizioni di corse, riformulare il Contratto di Servizio a vantaggio dei cittadini e non dell'impresa di trasporto. Anche se il cammino è ancora lungo, Rifondazione Comunista, insieme ai Partiti, alle associazioni, alla società civile ed agli amministratori lungimiranti e sensibili verso il problema della mobilità in Calabria, saranno vigili e pronti ad un monitoraggio costante perché le opere siano eseguite a regola d'arte e nei tempi stabiliti, che i treni siano acquisiti e siano di qualità, le stazioni tornino al loro splendore d'origine, affinchè i calabresi possano usufruire di servizi dignitosi ed essere considerati cittadini di serie A e non di serie B, come ormai avviene da oltre un ventennio.
Antonio Gorgoglione - Partito della Rifondazione Comunista di Corigliano-Rossano