Hanno trovato l'America. Per tutti questi disoccupati troppo poltroni per darsi al lavoro ed abbastanza cretini per darsi alle pistole, il miliardo e trecento milioni di euro per i lavori del terzo megalotto della Ss. 106 potrebbe rappresentare l'America. 

Subappalti, acquisto di materiali, fornitura di forza lavoro “amica”, indotti vari: tutti potenziali affari per le 'ndrine locali che evidentemente aspirano a fare il salto di qualità, costretti da anni a parassitare l'imprenditoria e le istituzioni locali, entrambi sottosviluppati anche e soprattutto a causa della loro molesta presenza. L'omicidio balordo di qualche giorno fa sembra interessi solo ai giornalisti che si occupano di cronaca, quasi fosse accaduto in un posto lontano, in un tempo lontano, e rischia, nel migliore dei casi, di essere annegato sotto metri di retorica e finte attenzioni. Qui il fatto è serio, e mentre le indagini faranno (speriamo) il loro corso, servono atti istituzionali concreti, provvedimenti seri per disinquinare l'aria, la terra e gli uffici. Ovviamente non possiamo sapere al 100% se i fatti di cronaca sono collegati ai lavori del terzo megalotto (in Italia sapere qualcosa al 100% è piuttosto difficile) ma una cosa è certa: nei lavori per il terzo megalotto bisogna metterci le mani (pulite) prima che ci arrivino quelle sporche. In primis perchè l'opera deve essere fatta bene. Non entro, in questo caso, nel merito del progetto. Intendo che devono essere rispettati gli standard di qualità previsti in tutto e per tutto, dai tempi di cantiere ai materiali utilizzati, visto che il vecchio vizio di questi sporcaccioni è quello di far durare i lavori un'infinità ed usare materiale da costruzioni Lego. In secondo luogo perché questa terra ha bisogno di “soldi puliti”: un'opera come la 106 deve portare lavoro e dare respiro solo alle aziende totalmente al di fuori dei circuiti clientelari e malavitosi, e che magari arrancano tanto a causa della crisi nazionale, quanto perché pagano il prezzo della loro preziosa onestà.  Ecco, la 106 sia lo strumento per dimostrare che l'onestà paga: che gli amici degli amici facciano la fame! Per farlo si devono certamente attivare tutte le attività possibili di monitoraggio dall'alto di ogni fase dei lavori, tanto da parte del Ministero delle Infrastrutture quanto da parte di Anas, del General Contractor, delle Istituzioni preposte. Ma la sfida che lancio al Ministero ed alla Stazione Appaltante è quella di attivare immediatamente un monitoraggio dal basso, ovvero un monitoraggio civico dei lavori dell'intero megalotto come quello che altri ministeri hanno attivato su progetti sparsi in tutta Italia, permettendo ad un gruppo di cittadini ed associazioni, opportunamente formati, di poter controllare lavori, procedure, cantieri eccetera. Leggendo le testate nazionali in questi giorni, un passante o un forestiero rischia di pensare che da queste parti siamo tutti mafiosi o quasi. Un posto dove ancora sparano in pieno giorno al bar, stile western o da romanzo criminale. Ma non è proprio così. La maggiorparte della nostra gente disprezza la criminalità organizzata e rimane in silenzio solo per umana paura, ma tanti non hanno neanche quella e sono pronti a metterci la faccia: quello del monitoraggio dal basso, oltre che utile di per sé, sarebbe lo strumento con cui far emergere questo enorme capitale umano, sociale ed intellettuale presente sul territorio, spesso totalmente inascoltato, disarmato o peggio abbandonato. E di un processo simile deve dotarsi la città di Corigliano-Rossano in vista dell'arrivo dei finanziamenti del processo di fusione ed alla luce dei recenti atti di cronaca cittadina, ovvero dei roghi di una stazione di benzina e di una azienda agricola. La risposta della cittadinanza deve essere unitaria, imponente e decisa, per far capire a questa manica di vigliacchi, forti con i deboli, che la nuova città di Corigliano-Rossano non è posto per loro. Attivare meccanismi di monitoraggio civico e partecipazione istituzionalizzati darebbe manforte a chi “resiste” nella Pubblica Amministrazione e lancerebbe un ulteriore segnale in questo senso: da queste parti le cose si fanno come si deve, il tempo delle strizzate d'occhio e delle corsie preferenziali per i parassiti è finito. Questa è la vera sfida che attende il nostro territorio nei prossimi anni: senza questi presupposti, senza pulizia, senza trasparenza, senza coraggio, perderemo l'ennesima occasione di valorizzare quanto di buono (tanto) c'è nella sibaritide. Sta a tutti quanti noi, a partire da ora, esserne protagonisti.

 

 Flavio Stasi - Portavoce Movimento Corigliano-Rossano Pulita

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