di Giulio Iudicissa
A fine partita, chi ha perso resta triste e solo. I più se ne vanno con il vincitore, sperando in un futuro beneficio.
È la storia di sempre, ben riprodotta in versi da quel Dante, ad inizio del sesto canto del suo Purgatorio. In occasione della recente consultazione referendaria sulla fusione dei Comuni di Corigliano e di Rossano, avendo ‘io’ votato ‘no’, ho chiaramente perso. Non salirò, però, sul carro del vincitore. Resterò dove sono, con quei quattro compagni di viaggio, continuando a spiegare una posizione, senza alcun pentimento di sorta. La cronaca dei prossimi mesi racconterà tante cose finora occultate, taciute, manipolate. Allora, qualcuno dirà che non c’era, ma c’era; qualcuno dirà che non sapeva, ma sapeva; qualcuno dirà di essere caduto in una trappola. La verità è che la ciambella non gli sarà venuta col buco. Come in altre realtà, si vedrà che di siffatta fusione non c’era bisogno e che, comunque, si poteva senz’altro rinviare a tempo più propizio, avendo a supporto un sentimento di più diffusa e sincera concordia. Oggi, a me sembra si sia trattato di una somma aritmetica, di una operazione di mercato, quali se ne vedono nei comparti alimentari, automobilistici, bancari, guardando a due comunità con mille anni di vita come si fa con i pelati, con le auto, con la finanza. Chi vivrà, vedrà. Io, che non ho fatto parte di comitati, ma che ho partecipato alla vicenda referendaria, offrendo idealmente una riflessione e una presenza, al di fuori di sigle e schieramenti, continuerò a fare ciò che non ho smesso mai di fare: sfogliare pagine di libri e di giornali, alla ricerca di una traccia di verità. Il cammino diventa più arduo.
Fonte: Nuova Corigliano n. 18 Ottobre 2017