L'interesse pubblico impone che occorre evitare che le soluzioni temporanee, funzionali ad abbagliare gli elettori, diventino errori permanenti.
Sarebbe un vero guaio per le città di Corigliano e Rossano che accadesse questo. Nel dibattito della vigilia, intendendo per tale ogni attività propedeutica alla nascente Città unica, stanno quotidianamente emergendo posizioni irragionevoli, giustificate da una insana bramosia di acchiappare il consenso. Quello immediato però, il più estemporaneo. Quello da sfruttare nell’appuntamento elettorale del 4 marzo per poi gettarlo via. Il rischio è veramente grosso perché si cerca di distruggere ciò che gli ausonici e i bizantini ebbero a costruire diversi secoli orsono generando, rispettivamente, le attuali Corigliano Calabro e Rossano. Creare una città mediante fusione - e solo chi ha fatto il sindaco può ben saperlo - è un esperimento difficile e lunghissimo. Guai tentarlo al buio. Si rischierebbe di generarla con il peggiore bilancio, con gli strumenti di programmazione inadeguati e non fruibili, con una erogazione di servizi quali-quantitantivi insufficienti, con una popolazione e decisori pubblici allo sbando. Ecco perché le leggi regionali (fatta eccezione per quella calabrese) prevedono l’obbligatorietà degli strumenti di fattibilità, a fronte dei quali le Regioni (quelle con le erre maiuscole) devono, ineludibilmente, giudicare la meritevolezza dell’iniziativa. Vanno, dunque, respinti tutti i tentativi di usare strumentalmente quella che sarà in assoluto la più grande recente fusione, per accaparrarsi qualche voto in più ovvero una qualche sperata candidatura al Parlamento. Fare questo costituirebbe un grave atto di cinismo politico, ma anche istituzionale nonché un pessimo esempio di noncuranza, di quasi inimicizia verso le popolazioni coinvolte, di fare loro del male. Sostanzialmente, rappresenterebbe il prodotto di un uso irragionevole dell’esercizio di potere legislativo che la norma assegna all’ente regione. Assurdo guadagnare i galloni elettorali da spendere nell'immediato per poi essere ricordati come gli artefici di un disastro! Va, pertanto, rinviata al mittente ogni proposta tendente a fare le cose in fretta e male. La fusione della Nuova Pescara docet, con un referendum celebrato nel maggio del 2014, la Regione sta meditando di perfezionarla nel 2019. Insomma, le istituzioni locali impegnate in un siffatto processo hanno l'irrinunciabile dovere di vederci chiaro e non sbagliare, atteso il pericolo di rovinare le proprie realtà urbane e i propri cittadini. Da qui, l'odierna lettera aperta del sindaco di Corigliano Calabro, quale Ufficiale di Governo e Massima autorità sanitaria locale, al presidente della Regione, anch’egli massima autorità istituzionale territoriale: «Pensa bene a ciò che fai perché a rischio ci sono le storie, l’armonia sociale, le vocazioni turistiche e, dunque, il futuro di due città e di 80mila laboriosi cittadini che meritano tutto tranne di essere menomati da un cattivo esercizio dei poteri legislativi e da improprie politiche regionali». Concludendo, una preghiera al prefetto di Cosenza: «Abbiate cura della mia Città e dei miei concittadini che - dall'immotivata fretta di pervenire alle elezioni amministrative della Città unica, peraltro nel caso di specie non imposte da alcuna norma specifica - potrebbero rendersi destinatari di danni irreparabili, determinati dall'impossibilità di dotarsi tempestivamente degli strumenti giuridici (es. Statuto in primis), economici (es. bilancio consolidato), programmatori (es. strumenti urbanistici), negoziali (es. contratti di appalto in essere) e organizzativi (es. dotazione organica comune), senza i quali si correrebbe il rischio di portare il territorio alla rovina». Vogliate entrambi bene alla mia città, così come ne voglio io!