di Cristian Fiorentino

 

Sono stati indetti da mercoledì 31 gennaio a sabato 3 febbraio i festeggiamenti per commemorare San Nicola Saggio di Longobardi.

La memoria liturgica del Frate Francescano dei Minimi, canonizzato a Roma da Papa Francesco il 23 novembre 2014, sarà ricordata e onorata anche al santuario di San Francesco di Paola, a Corigliano, attraverso un programma ben dettagliato. Il triduo inizierà il 31 gennaio con la Santa Messa delle ore 8, alle 16:30 Santo Rosario, litanie a S. Nicola Saggio, vespri e preghiera al Santo e a seguire, alle 17:30, la Celebrazione Eucaristica. Identico iter per il primo e il 2 febbraio, giorno in cui ricade la “Presentazione di Gesù al tempio” e la “Festa della Canderola”.

Alle 17:30 del 2 febbraio, infatti, in programma il rito della benedizione delle candele e la S. Messa solenne. Sabato 3 febbraio, giorno della festa di San Nicola “Oblato Professo dell’Ordine dei Minimi”, oltre S. Messa delle 8, alle 16:30 vi saranno il Santo Rosario, litanie a S. Nicola Saggio e vespri e alle 17:30 la solenne Concelebrazione Eucaristica officiata dal Rettore della comunità dei Minini coriglianese Padre Superiore Giovanni Cozzolino. Collettività parrocchiale del centro storico coriglianese, che vivrà con intenso fervore anche questa festività religiosa venerando la statua di San Nicola Saggio presente all’interno del santuario già da qualche anno. Frattanto, la stessa comunità con grande partecipazione sta onorando la pia pratica tradizionale dei “Tredici Venerdì in onore di San Francesco". Preghiera diretta ad ossequiare Gesù e i suoi Apostoli: “Per tredici venerdì- esortava San Francesco- confesserete i vostri peccati e vi comunicherete”. Celebrati con grande condivizione già ben quattro venerdì tra il santuario e l’antico romitorio di “San Francischiello”. Venerdì 2 febbraio, oltre a tutte le cerimonie già in calendario e declinate, è in programma durante la Messa Solenne anche la recita delle invocazioni sul quinto venerdì di S. Francesco dal tema “L'Amore di San Francesco verso Gesù”.

 

 

SAN NICOLA SAGGIO

 “Un portinaio… santo” dagli scritti di Padre Giovanni Cozzolino

Giovanni Battista Saggio, nato il 6 gennaio 1650 a Longobardi, piccolo centro della costa tirrenica cosentina, da Fulvio, contadino, e da Aurelia Pizzini, filatrice. Primo di cinque figli, fu seguito da Antonio e Domenica, gemelli, Muzio e Nicola. Venne battezzato con il nome di Giovanni Battista Clemente il 10 gennaio. La sua fu una famiglia semplice e povera, e per le ristrettezze economiche frequentò la scuola solo da religioso, imparando a leggere e scrivere. I genitori lo educarono ai valori umani, morali e spirituali; la frequentazione del convento dei padri Minimi lo aprì al desiderio della vita religiosa. I biografi raccontano della sua costante presenza alla Messa feriale e festiva, si confessava ogni settimana e, durante il lavoro nei campi, teneva in mano, insieme alla zappa, la corona del rosario. Ricevuta la cresima il 3 maggio 1668 si aggregò ai Minimi come terziario presso la Chiesa dell’Assunta detta di San Francesco, anche se proseguì il suo lavoro di contadino, fino a circa vent’anni. D’animo nobile e gentile edificava tutti con la sua testimonianza di laico cristiano e di lavoratore, con il suo carattere riusciva ad accattivarsi la simpatia di tanti. Quando manifestò il desiderio di entrare nei Minimi, sulle orme di San Francesco di Paola, i suoi genitori inizialmente non furono contenti, perché veniva meno per la famiglia un importante sostegno. Egli obbedì e dopo l’ennesimo diniego perse la vista; dinanzi a quell’inequivocabile messaggio i genitori diedero il consenso per il suo ingresso nell’Ordine e il giovane Giovanni Battista riacquistò la vista. Dopo un anno di noviziato, scandito dai servizi più umili, il 29 settembre pronunciò i quattro voti di castità, povertà, obbedienza e quaresima perpetua e la promessa solenne come voto di fedeltà all’Ordine; da quel giorno assumerà il nome di Nicola. Fu inviato, con le mansioni più umili di cuoco, dispensiere, ortolano, questuante, prima nel convento di Longobardi, poi a San Marco Argentano, Montalto Uffugo, Cosenza e Spezzano della Sila. Dal 1677 fu richiamato a Paola, dove per due anni il provinciale lo scelse come suo compagno e segretario per la visita canonica e dal maggio 1679 fu assegnato alla comunità di San Francesco ai Monti a Roma. La sua fama di catechista si diffuse subito negli ambienti romani; c’era una vera e propria corsa delle famiglie per affidare i propri figli al frate minimo per la loro istruzione religiosa. Un ulteriore cambiamento nella sua vita spirituale si registrò nel 1683 dopo un pellegrinaggio a piedi a Loreto per invocare dal Signore, attraverso l’intercessione di Maria della quale era devotissimo, la liberazione di Vienna dai turchi. Nella città mariana fece il proposito di orientare ancora di più la sua vita verso i consigli evangelici. Il triennio successivo fu scandito da forti esperienze mistiche, estasi e contemplazioni del mistero della Trinità; la sua giornata e la sua vita erano diventate preghiera e presenza di Dio. Ritornò a Paola, dove vi dimorò per altri due anni, sempre con incarichi umili, con il beneplacito di papa Innocenzo XII. Nell’autunno 1694 fu rimandato nel convento di Longobardi, per curare l’ampliamento ed il restauro della Chiesa e del convento dei Minimi. Dalla famiglia Colonna, per volontà testamentaria della principessa donna Luisa de la Cerda, ricevette per la chiesa restaurata il corpo santo di Innocenza, martire cristiana dei primi secoli. La stima della famiglia Colonna, nei confronti di fra Nicola, spinsero don Filippo, passato a seconde nozze, a chiedere che tenesse a battesimo il figlio Lorenzino avuto con la principessa Panfili. Ritornato a Roma continuò a ricoprire l’incarico di sacrestano e di custode della cappella del padre fondatore adoperandosi per la questua della cera due volte l’anno. Non mancò di assistere i poveri e adoperarsi per gli indigenti, insieme ad una grande pietà che si manifestava nella pratica della visita alle sette chiese di Roma. È testimoniato nel processo canonico che fra le tante esperienze fra Nicola visse la transverberazione da parte di un angelo con dardo infuocato e si vide porgere da Gesù l’anello sponsale dei mistici. Nella positio si legge: «Così come si presentava, umilissimo e discreto, e come lo si sapeva, lontano da ogni vanagloria, tutto dato all’orazione continua, alla carità e alle penitenze, ansioso di promuovere l’onore di Dio e la salute delle anime, fra Nicola era stimato e amato da tutti, servendo da specchio a religiosi e secolari». Si offrì vittima al Signore quando nel 1709 c’era il pericolo di un nuovo saccheggio di Roma, capitale della cristianità, e partecipò attivamente ai turni di preghiera e di adorazione. A causa di un’infiammazione polmonare si ammalò gravemente e rimase a letto per diverso tempo; la notizia della sua grave malattia fece diventare la sua stanza un vero e proprio luogo di pellegrinaggio, dove nobili e poveri, prelati e confratelli si recarono per salutarlo. Il 2 febbraio 1709 ricevette l’unzione degli infermi ed il giorno successivo, dopo aver ricevuto la richiesta di preghiere e di intercessione da Clemente XI, mentre reggeva in mano il Crocifisso esclamò Paradiso, Paradiso e consegnò la sua anima al Signore all’età di 59 anni. È stato canonizzato a Roma da papa Francesco il 23 novembre 2014.

 

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