di Gennaro De Cicco
Sarà inaugurata domani pomeriggio dall’ Amministrazione comunale di San Demetrio Corone la mostra dedicata alla collezione dell’artista arbëresh Giuseppe Marchianò (Un pittore eclettico dell’Arberia calabrese), che ha inteso donare l’intero patrimonio artistico alla comunità di San Demetrio Corone.
L’iniziativa rientra nel progetto: “San Demetrio in Arte e Cultura per il risveglio delle piccole patrie”. Ne discutono: Grazia Marchianò, Francesco Altimari, Adriano D’Amico, Antonella Giacoia, Angelo Lino Luzzi, Sabino Nucera, Vito Teti. Previsti i saluti istituzionali del Sindaco Ernesto Madeo di San Demetrio Corone, del Sindaco di Spezzano Albanese Ferdinando Nociti, di Pina Sturino, Assessore all’Istruzione della Provincia di Cosenza, di Concetta Smeriglio, Dirigente scolastico dell’ Istituto Omnicomprensivo di San Demetrio Corone. Ad introdurre i lavori Pasquale De Marco, giornalista della Gazzetta del Sud. “Grazie alla fraterna, generosa accoglienza del primo cittadino di San Demetrio Corone, Villa Marchianò subisce l’assedio di 180 dipinti cui si aggiungono una ventina e oltre di paesaggi su tavola”, scrive nel catalogo, che verrà distribuito nel corso dell’ inaugurazione della donazione pittorica, Grazia Marchianò, figlia dell’artista. E poi aggiunge: “costruita in otto sezioni l’Omnia Marchianò donata al Comune di San Demetrio Corone spazia dagli anni Venti / Trenta del periodo formativo napoletano in cui l’artista si dedica a bozzetti di scenografie, acqueforti, cartoni di scena e realizza l’autoritratto su cartone (1933) agli studi laboriosi di figure che attraverso un quarantennio declinano un’ evoluzione narrativa sorprendente nella eguale militanza di soggetti tra il profano e il sacro. Le 15 opere della serie Geometrico – Astratta tra gli anni Sessanta e i Settanta sono pervase da un’inquietudine esistenziale dove il peso del corpo si allevia nella volatilità di sagome in fuga”. La sezione numericamente più cospicua dell’Omnia Marchianò è relativa alla dedizione veristica nelle pitture di paesaggio su tavola e tela degli anni Cinquanta e Settanta. In quel ventennio il pittore, munito di seggiolino, tavolazza e pennelli, percorre in solitudine la penisola dal Nord al Sud. “Soste di poche ore – precisa Grazia Marchianò - che catturano cupole di chiesa e arcate, facciate, terrazze e cascine, propaggini collinari, case di pescatori, istantanee di una vita rustica che in Italia si avviava al tramonto mentre scemava in lui la prestanza della maturità per l’anchilosi alla gamba contratta nel disastro ferroviario di Xirbi (1944/45) e l’insorgere di una insidiosa angina”. L’esilio, invece, tra le pareti della casa romana, lo induce a una pittura contemplativa aperta al soprannaturale, immagini di meditazione tratteggiate con la sveltezza di una mano che si accorda all’iconografia del sacro. “L’approdo definitivo – scrive ancora la figlia dell’artista Grazia Marchianò - a un lascito pittorico che testimonia il talento creativo e l’afflato inquietantemente spirituale di un uomo deciso a scancellarsi se non attraverso un migliaio di dipinti e decine di scritti rimasti per lo più inediti, è quanto la sorte mi ha concesso incontrando nell’ Ing. Salvatore Lamirata (Sindaco pro-tempore) l’immediata e straordinariamente amabile disponibilità a consentirmi di esaudire il desiderio di mio padre che almeno i suoi dipinti potessero tornare a casa. Casa che per lui non era solo luogo d’origine dei Marchianò nell’Arberia calabrese, ma un concetto esteso agli Albanesi d’Italia e agli Albanesi d’Asia da lui affratellati nelle centinaia di pagine di una ricerca sospesa tra l’affabulazione mitica e la storia, che la morte occorsa il 1 giugno 1988, aveva interrotto”. Casa che vede adesso realizzato il suo sogno, grazie all’iniziativa di costituzione del Museo Pittorico “Giuseppe Marchianò” dell’Amministrazione del Sindaco dott. Ernesto Madeo. In riferimento, poi, alla sua provenienza, l’artista stesso, sulla scorta delle informazioni del padre e del fratello maggiore, ha ricostruito l’ albero genealogico che lo vede radicato tra i discendenti dei Marchianò – Basta (pronipote di Giorgio Basta (1544-1606), generale dell’ Imperatore Rodolfo II d’Asburgo. Provenienti dai casali di San Demetrio, la famiglia dei Marchianò – Basta risulta poi insediata a Spezzano Albanese dal 1532.