Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,39-45: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?

Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

 

Commento al Vangelo

Nel suo “Discorso della pianura”, l’evangelista Luca inserisce queste parole di Gesù sulle guide cieche (Lc 6,39-42) che Matteo colloca in una sezione diversa del suo Vangelo, e non nel parallelo Discorso della Montagna. Proviamo a ripercorrere il discorso di Gesù. All’inizio ha posto le beatitudini (Lc 6,20-25), ovvero l’annuncio di un mondo nuovo, dove non c’è più chi domina e chi subisce, chi comanda e chi sopporta; non ci sono più i primi e gli ultimi. È l’annuncio di un mondo dove spariscono le categorie tradizionali che vogliono il mondo diviso in due, un mondo in cui qualcuno è considerato grande, e qualcuno considerato piccolo. Il discorso prosegue annunciando una nuova modalità di relazione tra le persone, che non può essere se non quella dell’amore reciproco, del perdono, della misericordia: “Amate i vostri nemici…. Siate misericordiosi… non giudicate…” (Lc 6, 27-38). Solo l’amore, infatti, è capace di abolire le categorie, di mettere tutti sullo stesso piano: ogni uomo, ugualmente, è degno di amore e degno di stima. La sezione di oggi continua in questa direzione, e pone un esempio concreto di quanto Gesù ha detto finora. Infatti, un modo per porsi sopra gli altri, di confermare le categorie che dividono le persone in due mondi separati, è quello di dividere il mondo in giusti e peccatori, in persone corrette e persone che sbagliano. Gesù racconta una parabola (“Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?” - Lc 6,39) in cui vediamo un cieco che si offre di guidare un altro cieco. Ci sono due persone, unite dallo stesso problema: sono cieche. Una, però, non riconosce il proprio problema, e prende le distanze dall’altra, pone una distinzione: si pone in qualche modo sopra, e decide di fare da guida, da accompagnatore, mentre lui stesso avrebbe bisogno di esser guidato. Così è per chi si arroga il diritto di correggere gli altri, di far notare all’altro i suoi difetti: si pone dalla parte di chi non sbaglia, e divide il mondo in due. Si pone sopra l’altro. Che ciascuno di noi può essere una luce per il proprio fratello e la propria sorella in difficoltà, ad una condizione. La condizione è quella di riconoscersi solidale nel limite, ugualmente bisognoso di salvezza. E questo perché solo chi per primo ha sperimentato la misericordia del Padre su di sé può veramente amare l’altro senza presunzione e senza autosufficienza, nella verità. Solo chi per primo ha sofferto il dolore del proprio peccato avrà cura e tenerezza per non giudicare, per non rinchiudere i fratelli nella categoria degli sbagliati e dei perdenti. Un mondo nuovo, dove si superano le distinzioni e le barriere e si vive da fratelli, chiede uno sguardo nuovo e parole nuove. È proprio quello che Gesù dice alla fine del brano di oggi: le parole sovrabbondano dal di dentro, dal cuore, ed esprimono il mondo interiore che nutriamo dentro di noi (“Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”…  Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” - Lc 6,42). Un cuore buono non è un cuore che non sbaglia, ma, al contrario, è un cuore che accetta di essere continuamente salvato, che ricomincia sempre a costruire il mondo delle beatitudini, dove si prova a non cadere nella tentazione di chi si sente diverso e migliore. Infine, la buona notizia di oggi, a questo proposito, sta al v. 40, dove Gesù dice che “ognuno”, che sia ben preparato, può essere guida e luce per altri: “Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.” “Ognuno” è già una parola che esce da categorie, distinzioni e discriminazioni: la possibilità di essere luce è donata a tutti. Si tratta solo di essere “ben preparati”, che non significa essere persone che hanno imparato qualcosa come si impara una lezione a scuola. È ben preparato chi accetta di rimanere un discepolo (Lc 6,40): solo così, rimanendo discepoli, si diventa maestri. Chi rimane discepolo è come un uomo che, costruendo la sua casa, ha scavato molto profondo, sulla roccia (Lc 6,48).

S.B. Card. Pizzaballa, Patriarca Di Gerusalemme Dei Latini

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