di Salvatore Martino

È difficile trovare una eco alle parole del vangelo di questa mattina. Lo spirito delle beatitudini non sembra appartenere a questo mondo.

I poveri non costituiscono più una categoria da attenzionare, da soccorrere, da aiutare. Essi rappresentano, come dice Papa Francesco, lo scarto di questa società, di cui tutti si vogliono liberare. In effetti, i poveri, gli ammalati, gli afflitti, i reietti, con la loro presenza, turbano il quieto vivere di questa società che ama solo se stessa, e che ha deciso di rinunciare alla sua umanità, per inseguire altre logiche fondate sull’egoismo, sull’individualismo, sull’odio, e sull’indifferenza. Nelle parole che Gesù pronuncia, questa mattina, nel vangelo: “beati voi, poveri, perché vostro è il regno dei cieli…” ci sono, invece, tutte le indicazioni che consentirebbero all’uomo contemporaneo di sanificare il rapporto con se stesso e con le persone che gli stanno attorno. Un mondo senza umanità, senza solidarietà, senza vicinanza, e condivisione, non ha nessuna ragion d’essere, proprio perché non ha nulla di umano. Ecco perché occorre riaprire gli occhi su questo mondo, perché permetterebbe di accorgerci che la misura è colma, che l’uomo contemporaneo ha rinunciato a svolgere la sua missione, e che ha consegnato il suo destino e quello degli altri esseri, non alla speranza, ma ad individui senza scrupoli che in nome del potere stanno decidendo se e quale dovrà essere il futuro del mondo.

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