di Giacinto De Pasquale

E’ una tradizione che si rinnova ormai da 76 anni e che, come spesso accade in queste circostanze, la festa della Stazione si lega indissolubilmente con la storia di questa che è ormai divenuta l’anima commerciale di Corigliano.

Eppure fino agli inizi degli anni 70 non era così perché la frazione Scalo solo da allora incominciò a registrare quel boom socio-economico che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ma torniamo alla festa patronale. Dicevamo che affonda le proprie radici sul finire degli anni ’40, possiamo dare con certezza questa data perché nel recente passato, grazie ad un piccolo ma prezioso lavoro di ricerca, don Vincenzo Longo, cultore delle tradizioni locali e appassionato degli aspetti socio-culturali coriglianesi, si fece raccontare la storia dello Scalo da un personaggio che nell’agosto del 2015 ci ha lasciati: la signora Maria Le Voci.

Una donna che pur non essendo nata qui a Corigliano (infatti era originaria di Castrovillari)  ha però legato indissolubilmente la propria esistenza terrena alla città ausonica. La signora Le Voci ha vissuto in prima persona quella che è stata l’evoluzione storico-sociale e culturale dell’attuale frazione dello Scalo fin dalla seconda metà degli anni trenta, quando la Stazione era abitata da pochissime famiglie. Ecco cosa raccontava nel 2000 la signora Le Voci a don Vincenzo Longo a proposito della festa della Stazione: “Prima ancora che venissimo noi (siamo agli inizi degli anni trenta) i rari abitanti dello Scalo – racconta Maria Le Voci – avevano iniziato a festeggiare, se pur modestamente, la Madonna delle Grazie.

Non so perché, ma le statue erano due: una in casa del sig. Giuffrida Luciano e una in casa De Pasquale. Io ho visto la seconda, essendo amica di Serafina e Raffelina De Pasquale, ed è l’attuale statua che si trova in chiesa. Lo dobbiamo – racconta ancora  la Le Voci - a don Salvatore Barbieri, che per il suo interessamento, la festa della Madonna delle Grazie con la fiera fu stabilita la terza domenica di settembre. Non ricordo bene se fu il 1947 o il 1948. D’allora si è sempre fatta la festa con la processione e tutto il resto”. Maria SS. delle Grazie, è la Madonna Patrona dello Scalo di Corigliano che con la sua grazie e dolcezza riesce ancora a parlare al cuore e allo spirito dei fedeli in un tempo sempre più globalizzato e secolarizzato. La festa dello Scalo i cui festeggiamenti sono iniziati lo scorso 6 settembre e andranno avanti fino al 15 settembre, come di consueto unirà momenti di religiosità e di devozione popolare a momenti di festività civile con gli spettacoli serali e i tanti ambulanti che trasformeranno le vie cittadine in un piccolo bazar multietnico dai colori vivaci.

Il programma dettagliato della festa è stato illustrato nei giorni scorsi su questo blog dal collega Cristian Fiorentino, sempre attento a tutti gli eventi religiosi e non solo, che si verificano nel nostro territorio cittadino. Per tornare alla festa in onore della Madonna Delle Grazie, si tratta di una festa dal grande significato religioso sottolineato anche dal parroco della Chiesa dedicata alla Patrona, don Angelo Pisani, “«Carissimi, il nostro impegno nel prepararci alla prossima festa della Madonna delle Grazie, vuole essere, ancora una volta, l’invito a riscoprire la gioia della preghiera. Impariamo a pregare insieme a Maria, impariamo da lei a fidarci di Dio, insieme a Lei sperimentiamo la maternità della Chiesa e cosa vuol dire farsi Speranza. Allora durante il novenario avremo la possibilità di scoprire i momenti salienti della presenza della Madonna nel Vangelo, attraverso il linguaggio della mano, la mano destra della versione (come ammiriamo la statua) che dà il nutrimento al proprio figliolo. Sarà Lei in questi giorni a raccogliere le nostre ansie, le nostre attese, le nostre speranze e anche le nostre paure e tutto ciò che le racconteremo nella confessione. Contempliamo la bellezza di Maria per imparare ad apprezzare la nostra vita e a dare valore a tutto quello che viviamo. Ad amare la vita perché Dio è dentro la vita. Sarà la preghiera a fare da collante della Parola di Dio e l’Eucaristia. Solo allora potremo dire con gioia “Ave Maria, Piena di Grazia”. In questa prospettiva si colloca l’attesa del prossimo Giubileo al quale ci stiamo preparando con tutta la Chiesa». 

 

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