di Giuseppe Sammarro*

Lo scorso 28 agosto il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un’intervista al vice presidente della CEI, monsignor Francesco Savino (don Franco come preferisce farsi chiamare dai fedeli e estimatori), vescovo di Cassano allo Ionio da quasi nove anni.

Pastore eccelso per le sue capacità di trasmettere e applicare, con grande impegno, la dottrina sociale della Chiesa nella parte più nobile a difesa dei più deboli e poveri chiunque essi siano e da dovunque essi provengono, cosi vivendo e facendo vivere il messaggio del Vangelo. Nonché uomo del sud e profondo conoscitore dei vecchi e nuovi problemi che attanagliano il mezzogiorno d’Italia. Prima di entrare nel merito dell’intervista di Repubblica sull’autonomia differenziata, legge Calderoli, è doveroso fare alcune premesse. Calderoli è stato già fautore di una precedente legge che porta il suo nome, si tratta della legge 270 del 1995 da lui stesso definita porcellum. Si tratta di una legge in materia elettorale che prevede il metodo proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate. Con tale metodo viene ridotto di fatto lo spazio democratico dell’elettorato nello scegliere il proprio candidato da eleggere. Calderoli, ministro della Repubblica, espressione di quella Lega che voleva la secessione prima e il federalismo poi a favore del nord e a scalpito del sud del nostro Paese. E’ opportuno sottolineare come il federalismo, dove è in vigore, è servito ad unire una nazione e non a dividerla, per come la Lega vuole rendendola ancora più disuguale come all’epoca immaginato da Bossi e compagnia al grido di “Roma ladrona”, quando a ben vedere i ladri erano proprio loro. Infatti chi non ricorda come tra gioielli, spese, e investimenti speculativi a uso privato del finanziamento pubblico al partito, questa gente venne scoperta e condannata con sentenze passate in giudicato, tra questi ricordiamo l’ex tesoriere Belsito, così come il figlio dell’ex fondatore della Lega, Renzo Bossi alias “la trota”. Calderoli già allora ricopriva incarichi di Governo. La Lega quindi resta quella di sempre, anche se oggi per racimolare voti al sud si camuffa da colomba ma resta sempre avvoltoio. Ed è con un patto di scambio, presidenzialismo con FDI e la giustizia con Forza Italia, che attraverso l’autonomia differenziata assestano il colpo finale alla coesione sociale e all’unita del Paese. Voglio rendere questo concetto maggiormente chiaro, proponendo quanto avviene in Germania, dove Il federalismo ha contribuito a renderla un Paese più moderno ed economicamente più prospero d’Europa. La Repubblica Federale di Germania nata dopo la seconda guerra mondiale e la fine de nazismo, prevede sedici Länder che compongono lo Stato federale, che prima dell’unificazione avvenuta nel 1989, erano molto diversi tra di loro (come le regione italiane) per superficie, numero di abitanti, industrializzazione, risorse economiche e geografiche. Dunque regioni più forti e ricche e a bassa disoccupazione. Altri invece alle prese con la disoccupazione alta, dove si verificavano crisi in un settore produttivo industriale o altro come agricoltura o servizi, ma questo può interessare una regione ma non le altre. Tutto questo crea squilibri tra le regioni e ha una immediata ricaduta sui livelli di vita dei cittadini. Crea di fatto regioni cioè cittadini di serie A e altri di sere B. La Grundgesetz (Costituzione) stabilisce in maniera perentoria che il Governo centrale deve garantire l’omogeneità delle condizioni di vita per tutti i cittadini, indipendentemente della loro appartenenza regionale. Al fine di garantire il dettato costituzionale ogni anno, secondo un metodo condiviso di compensazione, le regioni più ricche aiutano economicamente quelle più deboli. Il sistema di compensazione fa sì che ci siano quelli che danno e quelli che ricevono. Non solo il federalismo, ma anche il nostro sgangherato regionalismo non può vivere senza questo tipo di solidarietà. E’ questo è uno dei motivi cardine, che nonostante molti inevitabili problemi ha permesso l’unificazione con immensi trasferimenti di risorse nell’ex Germania est. Quello che ha partorito Calderoli va in una direzione totalmente diversa, crea più disuguaglianze tra il nord e il sud è sancisce per legge la definitiva creazione di regioni di serie A e regioni di serie B, tradisce la nostra Costituzione e spacca il Paese. Tutto ciò lo ha spiegato con chiarezza e determinazione nell’intervista monsignor Savino che è la posizione unanime della Conferenza Episcopale Italiana condivisa anche da Papa Francesco, posizione che ci chiama alla mobilitazione pacifica, come sta facendo il sindacato attraverso la raccolta di firme promossa da CGIL e UIL, supportati dai partiti di opposizione in Parlamento. Il vescovo di Cassano ci chiama ad un sussulto di dignità per evitare che non si ripeta il comportamento post unitario adottato dai piemontesi che trattarono il sud come terra di briganti da depredare. Io non sono assolutamente un fan del regno di Napoli, ma è storicamente incontrovertibile lo stato di industrializzazione e le grandi infrastrutture, presenti al sud e anche in Calabria a suo tempo. Per questo persiste ancora oggi un pericoloso risentimento che rischia di dare nuova linfa ad un malessere diffuso. E mentre i partiti di governano, così come il governatore del Veneto Zaia, accusano monsignor Savino, la CEI, i sindacati e tutti quelli contrari di complotto e di ignoranza perchè non capirebbero l’esatta portata della legge, questi “governanti”, invece, farebbero bene a considerare le grandi disuguaglianze presenti già oggi tra i cittadini delle regioni da loro amministrate. È qui, il buon e combattivo Savino non fa sconti al PD, allora al governo, che volle cambiare nel 2001 l’art. Quinto della Costituzione, e che il vescovo su La Repubblica definisce atto sciagurato, perché quella decisione permette oggi questo scempio. Non di meno, il presule, non risparmia critiche ad una classe politica meridionale in gran parte subalterna e senza spina dorsale.

* Cittadino ed ex rappresentante sindacale della Cgil

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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