Di Giuseppe Sammarro cittadino ed ex sindacalista della Cgil

 Caro direttore gli atti di vandalismo criminale degli ultimi giorni, dopo una lunga seria di attentati alla proprietà privata che ha visto coinvolti i cittadini di Corigliano-Rossano, senza distinzione sociale, tra questi commercianti, imprenditori, cooperative, ma anche semplici lavoratori che hanno subito il rogo della propria automobile parcheggiate sotto casa.

In questo 2023 che si avvia al termine, oltre ad esserci stata una recrudescenza di atti criminosi, ha fatto registrare un salto di qualità nel momento in cui l’ultima vittima in ordine di tempo è stata la presidente del consiglio comunale della nostra città, la massima espressione democratica dell’intera comunità. Un atto di arrogante impunità e di sfida, finalizzato ad inviare un messaggio chiaro e intimidatorio rivolto a tutti noi. Per questo la risposta non può che essere corale. Certo le forze dell’ordine, la magistratura e la prefettura si sono subito attivate, come dimostrano il susseguirsi di incontri in atto. Questo è una parte della risposta che va ad aumentare le azioni repressive e un migliore coordinamento interforze per garantire un efficace controllo del territorio. La Sibaritide rimane uno dei crocevia di interessi della grande organizzazione criminale della Calabria. Ma costoro non sono tra quelli che vanno bruciando le macchine al bracciante o al commerciante di turno, come ci insegna il procuratore Gratteri. Questo non significa in nessun caso che sia meno pericolosa, al contrario l’impatto diretto e immediato che essa produce su di noi e sulla nostra legittima aspirazione di vivere in sicurezza, può essere devastante, creando un altro pericoloso fenomeno, che è quello di chiudersi nel proprio orticello “tanto tocca sempre l’altro”. Però quanto questo avviene si crea quel brodo di cottura nel quale questo tipo di criminalità prolifera. Per tutti questi motivi ho trovato l’intervento del sindaco Stasi, quantomeno curioso e fuori tempo massimo. Come se fosse un fatto nuovo, e non avesse accompagnato i quattro anni della sua permanenza a palazzo Bianchi. Nel merito chiedo al signor sindaco, che cosa intende, quando denuncia la mancanza dello Stato? Una militarizzazione della città? O quando lamenta, per l’ennesima volta, la chiusura del tribunale a Rossano? Non scherziamo, nei tribunali si celebrano i processi a fatti accaduti. Sul tribunale si è fatto già troppa campagna elettorale. Quello che lei dovrebbe fare è chiamare l’intera città ad uno sforzo comune per contrastare questa criminalità diffusa. La presidente del consiglio, lei stessa vittima, convochi un consiglio comunale aperto sulla sicurezza e la legalità. Il consiglio è il luogo deputato ad affrontare in un aperto e franco dibattito la ricerca di soluzioni adeguate, a supporto delle forze di polizia. C’è da evidenziare un altro fenomeno non meno preoccupante, il silenzio assordante dei rappresentanti delle categorie, che rappresentano la maggiore parte delle vittime. Anche la politica cittadina brilla per l’assoluta mancanza di iniziative autonome. Mettere al centro dell’azione amministrativa, il tema della legalità e dell’ordine pubblico in concerto con tutte le ramificazioni di rappresentanza, questa è una responsabilità che la città capo fila della Sibaritide deve assumere per tutto il comprensorio. Ho registrato con grande compiacimento vedere il sindaco Stasi insieme al sindaco di Cassano Gianni Papasso, persona di grande esperienza politica e amministrativa. Papasso sa benissimo, essendo stato parte attiva quando su iniziativa della camera del lavoro dì Cassano, dopo l’ennesimo omicidio a Lauropoli di un commerciato del posto, di concerto con la compianta sindaca Franca Peruzzi, la città si fermò per dare vita ad una grande manifestazione, con alla testa del corteo il vescovo monsignor Muggione. La successiva fiaccolata con la partecipazione di tutti i sindaci del comprensorio divenne un caso di portata nazionale. La successiva venuta a Cassano della ministra degli interni Iervolino, del presidente della commissione parlamentare antimafia Lumia e del procuratore nazionale antimafia, promosse la stipula del patto sulla legalità sottoscritto tra tutti i sindaci, prefettura e ministero dell’interno, per Corigliano firmo in qualità di sindaco Giuseppe Geraci. Questa iniziativa allora unica in Calabria ha fatto successivamente scuola. Da qui nasce la mia richiesta a lei signor sindaco, che si faccia promotore con il sindaco Papasso di una grande assemblea di tutti i consigli comunali del comprensorio con la partecipazione delle massime cariche istituzionali regionali e nazionali. Metta in campo tutto ciò con saggezza, umiltà e quell’autorevolezza che compete al sindaco della città di Corigliano-Rossano. Ne va del futuro e della crescita socioeconomica, culturale, e non per ultimo della stessa convivenza civile dell’intera comunità. Ne sarà capace?

 

 

 

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