di Giuseppe Sammarro*

Lo scorso 27 gennaio il sindaco Stasi annunciava, con un comunicato stampa, corredato di una sua ”sorridente” foto, l’annullamento automatico dei debiti a stralcio giacenti presso la società di riscossione al 31 marzo 2023, di importo residuo fino a mille euro, previsto nella legge di bilancio 197/22.

L’iniziativa intrapresa dall’amministrazione, ci spiega il primo cittadino, tiene conto della grave difficoltà in cui versano le famiglie e le imprese. Situazione sociale ed economica che per imprese e famiglie si sta oggettivamente aggravando, anche a causa, tra l’altro, della pandemia, del caro benzina e altre concause, conclude il comunicato, sostenendo che per queste ragioni e per la vicinanza che la nostra Amministrazione comunale sente nei confronti della comunità la non poteva non aderire a questa misura. Mi verrebbe da dire, bravo, finalmente un sindaco vicino ai bisogni della comunità, tanto che Stasi chiude il suo comunicato rivolgendosi a chi di più soffre e ha difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Ma è veramente così? Da cittadino pensante mi permetto di analizzare la congruità di queste affermazioni, attraverso quello che è stato l’operato posto in essere nel corso della consiliatura dall’attuale amministrazione, in direzione del contrasto al fenomeno della crescente povertà. Condonare, perché di questo si tratta, senza avere accertato chi realmente non era nella possibilità di pagare, e chi ha evaso e forse non per la prima volta, visto il tasso di evasione per servizi spesso carenti o totalmente assenti. Un sonoro schiaffo in faccia a chi puntualmente i tributi li paga. Condonare indiscriminatamente significa un aggravio per le casse comunali, e di conseguenza ancora meno servizi al cittadino. Si continua così con una gestione dei soldi dei cittadini, improntata su quale intervento è al momento popolare e porta consenso e non, invece, su quegli interventi che effettivamente porterebbero benefici ai cittadini. Mentre il sindaco annuncia in pompa magna la sua politica di sollievo al disagio sociale con il su citato provvedimento, registriamo l’assenza di un welfare comunale che garantisca erogazioni destinate a tutela di quei cittadini che versano effettivamente in condizioni di bisogno, ciò proprio per evitare il rischio povertà, promuovendo un piano di zona e di programmazione sociale, perché il disagio può essere differente tra le varie zone di un territorio comunale abbastanza esteso. Questo strumento è alla portata e nelle possibilità di un bilancio pubblico, come il nostro, che dovrebbe essere veramente finalizzato a: garantire una migliore qualità della vita, promuovere diritti di cittadinanza, rimuovere discriminazioni, prevenire, questo si, situazioni di disagio dei singoli e delle famiglie, derivanti da limitazioni personali e sociali, così come situazioni di non auto sufficienza o difficoltà economiche. Un concetto integrato che pone la centralità della persona, i suoi bisogni e l’inclusione sociale. Impegnare risorse al fine di promuovere sussidiarietà orizzontale attraverso il coinvolgimento del Terzo settore e la cittadinanza, garantendo un coordinamento integrato delle politiche sociali con quelle sanitarie, abitative, culturali, ambientali e urbanistiche. Questo caro signor sindaco sarebbe una vera politica di contrasto a vecchie e nuove difficoltà sempre più impellenti, che affliggono i cittadini più vulnerabili e non solo. E, mi permetta di dirle che questo sarebbe un buon e lungimirante utilizzo dei soldi dei cittadini. Sarebbe un primo tangibile segno di crescita civile della città. A questo proposito attendendo risposta e le chiedo: come mai uno come lei, che strombazza ad ogni piè sospinto di essere un progressista e uomo di sinistra, non abbia fatto ciò già da tempo?

*Già Responsabile della Camera del lavoro Cgil di Corigliano

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