di Salvatore Martino
       Occorre ammettere che la risposta europea alla crisi causata dalla pandemia è di forti proporzioni, ed è giunta in un momento in cui tutti si aspettavano il fallimento delle trattative. Bisogna, per questo, dare merito al Presidente del Consiglio Conte, e alla intera delegazione italiana, di avere ottenuto più di quanto, in un primo momento, era stato ipotizzato. I risultati di questo summit sono importantissimi perché segnano un netto cambiamento di rotta nel governo dell’Europa, e l’avvio di una fase nuova, dopo decenni di insulsaggini, indecisioni, e compromessi al ribasso.
Questa volta in gioco c’era, non solo la gravissima crisi che sta interessando tutti i paesi del continente ma, la sopravvivenza stessa della istituzione europea; ed essa, inaspettatamente, facendo prevalere i principi e i valori che l’hanno fatta sorgere, ha saputo rispondere, forse per la prima volta, con grande coraggio e lungimiranza.
 
 
Il lavoro più difficile per quello che ci riguarda, inizia ora. Bisognerà usare con saggezza e oculatezza questi fondi, decidendo criteri che mirino al rilancio dell’intero Paese, da Nord a Sud. Troppi conflitti e interessi lo rendono ancora preda appetibile da egoismi e dal malaffare, e troppe ferite tardano a rimarginarsi. Occorrerà mettere da parte pregiudizi, contrapposizioni e polemiche, e porre al centro di tutto il bene del popolo italiano.
Se si sarà capaci di fare questo, allora il nostro Paese avrà veramente la possibilità di rialzarsi, di rimediare ai guasti, di riformare questa società, e di avviarsi verso un futuro più sereno di civiltà e di speranza. C’è bisogno, però, di un Paese unito e coeso, che senta il dovere di consegnare alle nuove generazioni, non le macerie prodotte dalla irresponsabilità e dalla miopia politica, ma un mondo nuovo con nuove possibilità e nuove prospettive.

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