di Tina Russo

Da qualche mese a questa parte hanno ripreso a prestare la propria opera lavorativa presso il comune di Corigliano Rossano i lavoratori in mobilità, ovvero, coloro licenziati da aziende in difficoltà e che ora si prestano a svolgere vari servizi comunali,

che vengono retribuiti, ma tutto ciò allo scopo di poter essere reinseriti nel mondo del lavoro. Tra questi, ci sono persone che conosco personalmente e che da quattro anni, fanno parte di questa categoria. Una in particolare ha lavorato in diversi uffici comunali in questi anni. Adesso è stata collocata presso il centralino ad affiancare un impiegato che svolge questo lavoro da tanti anni. Di recente sono stata in comune ed ho avuto modo  di constatare che  è una persona non vedente. Devo ammettere che avverto un senso di patimento quando vengo a conoscenza di persone colpite da disabilità, sopratutto quelle più invalidanti, come in questo caso, perché essere privati, per forza maggiore, della vista deve essere davvero disagevole. Il centralista comunale, non ha a disposizione alcun strumento e/o ausilio tecnico necessario a  svolgere il suo lavoro in maniera adeguata. Poiché la sua mansione è quella di rispondere al telefono deve digitare altri numeri telefonici per poter mettere in comunicazione altre reti, uffici e cittadini. Potete immaginare come tutto ciò sia impossibile, perché questo centralinista non vedente non avendo a disposizione le apparecchiature tecniche che le norme prevedono, questo impiegato ha dovuto memorizzare i punti in cui si trovano i numeri, così da poterli digitare in maniera più semplice. Mi chiedo e da cittadina chiedo anche al  sindaco Flavio Stasi: secondo lei è  questa la soluzione migliore ? E’ così che un lavoratore con una disabilità di questo tipo deve svolgere il proprio lavoro ogni giorno? Perché ancora non gli è stato fornito un telefono con la funzionalità Braille, o con comandi vocali? O comunque qualche altro strumento di supporto? Magari alcuni di voi leggendo queste parole potrebbero pensare che: ( cito luoghi comuni) , “non sono questi i veri problemi della nostra città!” ma se ognuno di noi, cercasse di mettersi (diamo sfogo all’empatia) nelle condizioni in cui si trova ad operare, lavorare e vivere una persona con difficoltà, forse capirebbe. E poi, solo iniziando dalle piccole cose possiamo farne delle grandi.

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