di Francesco Caputo

Rev.mo don Massimo, chi le scrive è cresciuto a pane, catechismo e “Messe”. Il suo impegno verso i migranti è sicuramente un esempio per molti (me per primo).

Sono d’accordo con lei che la vita di ogni essere umano va tutelata e difesa, sempre, al di là del colore della pelle, della religione, ecc. , ma non le nascondo che sono rimasto turbato da quello che è accaduto al termine della Celebrazione, nella sua parrocchia. Cantare “Bella ciao” al termine della liturgia, di sicuro, non risolve il problema dei migranti, anzi, crea il pretesto per parlare male dei sacerdoti e della Chiesa. Carissimo don Massimo,questo purtroppo è diventato lo “sport” preferito di molti, attaccare il Papa, i vescovi, i sacerdoti, tirare in ballo l’8x1000 e via tutto il resto. Per quel poco che “conosco” di liturgia, il canto finale di solito è di ringraziamento o dedicato alla Vergine Maria, che serve come un impegno ad uscire dalla Chiesa e portare quello che si è celebrato nelle diverse situazioni di vita. Politicizzare la Santa Messa rende vano quel sacrificio di 2000 anni. Rispetto le sue idee, non ne condivido i modi, perché così ognuno potrebbe sentirsi autorizzato a “cantare” quello che vuole e magari ci ritroveremo come canto d’ingresso “L’Internazionale” e all’offertorio, “Faccetta nera”. Noi cristiani ci siamo dimenticati che quello che annunciamo nella Messa, nei luoghi di lavoro e di vita è Cristo e il suo Vangelo, nient’altro. Per fortuna sulla barca di Pietro, al timone, c’è sempre Lui, il Maestro, che continua a dirci non temete, sono con voi sempre, tutti i giorni. Rev.mo don Massimo spero che legga queste mie poche righe, Le auguro il meglio, magari si ricordi delle mie intenzioni durante la Santa Messa, però, il canto finale, questa volta, lo scelgo io…Buon cammino!

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