di Giuseppe Franzè
Nel 1813 fu registrato un certo fervore a Corigliano con l'arrivo di alcuni funzionari del Regio Catasto provinciale di Cosenza, impegnati nella stesura di nuove mappe catastali.
Inoltre, soggiornavano in città due funzionari del Genio Civile addetti alla direzione dei lavori di costruzione del nuovo ponte sul Coriglianeto. Nella seconda decade del mese di luglio, le famiglie di questi funzionari si ricongiunsero alla Schiavonea, in alcuni alloggi molto modesti adiacenti alla Regia Delegazione del porto. La loro aspirazione era quella di rimanere nel Centro Storico, ma i gestori del nuovissimo servizio auto a noleggio, con chaffeur il tarantino Aldo Fiscella, non aveva ancora potuto installare all'interno della vettura Fiat la pare divisoria, con vetro retinato opaco, tra posti maschili e femminili. Perdippiù, il servizio partiva dal ponte Margherita, non volendo guadare il torrente con le fiammanti ruote di gomma piena nell'acqua (all'epoca, la carreggiata della strada della Chiubica costeggiava la riva sinistra del torrente, senza argini, con avvallamenti e numerose pozzanghere, sino all'incrocio con l'attuale SS.106). Le figlie di questi villeggianti, tra i 14 ed i 25 anni, erano tredici e tutte carine ed abbastanza civettuole e molto temerarie. Infatti, in una bella domenica di luglio sfilarono lungo la battigia con i loro costumi audaci. Le "sfacciate" (parole del sacerdote durante la Messa) esibivano i polpacci delle gambe, denudate dai lunghi mutandoni di lana scura che, pur aderendo, arrivano sotto le ginocchia. Inoltre, mettevano in mostra un bel po' di spalle, che fuoriuscivano dalla pesante canottiera di lana a fasce bianche. A guardare la disinvoltura di queste ammalianti ragazze, accorse gente di tutte le età e nel pomeriggio scese dal Paese un folto numero di giovanotti, tra cui Vincenzo Tieri e gli adolescenti Marcello Cimino e Giordano Bruno, poi medici. Già negli anni precedenti, quattro attricette della Compagnia Nuovo Teatro, non potendo esibirsi al "Principe di Piemonte", a causa del cedimento di una parte del tetto, si erano consolate villeggiando alla Schiavonea e mostrando, durante il bagno, persino qualche ginocchio. La prima donna a scandalizzare la gente della Marina di Schiavonea, era stata l'ostetrica Elvira Pazzi, poi sposata Cimino. Infatti, infrangendo ogni regola, aveva osato fare il bagno, non col tradizionale camicione di tela sino ai piedi, ma con un costume di lana, che, aderendo, lasciava intravedere le forme del corpo. Per esortare le avvenenti cosentine ad essere più morigerate, dovette intervenire il Delegato di Porto, Vito Rota, purtroppo senza alcun risultato, perché le ragazze, il giorno dopo, si esibirono persino in tuffi dall'alto di una barca. Un "privilegio", questo, che sino ad allora era stato soltanto appannaggio dei maschi.