Il Vangelo di oggi Lc 22,14 - 23,56 "In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno.
Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
Contemplo:
Umili e fiduciosi:
Quando contempliamo le stelle e lasciamo che la nostra mente vaghi nelle sterminate galassie finiamo per sentirci così piccoli e insignificanti che qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo sembra del tutto vana. Ma se guardiamo dentro la nostra anima e lasciamo vagare la nostra mente nelle infinite galassie della nostra vita interiore, diventiamo così grandi e pieni di significato che qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo appare di grande importanza. Dobbiamo continuare a guardare in ambedue i mondi, per rimanere umili ma anche fiduciosi, arguti ma anche seri, pronti al gioco ma anche responsabili. Si, la persona umana è al tempo stesso molto piccola e molto grande. E la tensione fra le due cose ci mantiene spiritualmente lesti.
Commento al Vangelo del giorno:
Gesù giunge con intenso desiderio alla sua ultima Pasqua, che consuma in se stesso. Sono i giorni che stanno al vertice della sua esistenza e danno senso a tutto il disegno di salvezza. La Chiesa rilegge gli eventi che compiuti una volta conservano ancora tutto il loro valore e la loro attuale efficacia. Ci viene chiesto di seguire questo re umile, mite, che cavalca un’asina e un puledro figlio di una bestia da soma. L’asino nelle fonte rabbiniche non è soltanto simbolo messianico, ma animale umile e indispensabile per Israele, un segno vivo della continuità del regno divino che partiva da Abramo e si compie ora in Gesù. Richiama infatti l’asino che Abramo prese per recarsi con Isacco sul monte Moira; o ancora l’asino che cavalcò Mosè quando scese in Egitto; questo stesso asinocavalcherà il figlio di David. La storia della salvezza non avviene attraverso eventi spettacolari, non viene pubblicizzata o posta sui grandi mezzi di comunicazione. La salvezza percorre le vie dell’umiltà e della mitezza.