In Calabria alcune importanti inchieste e processi giudiziari (tra tutti il processo Gotha di Reggio Calabria dove la Cgil è costituita parte civile) indicano chiaramente come il potere si sia stratificato da un intreccio politico-massonico-ndranghetistico, del tutto trasversale, che non ha una matrice politica definita, ma fa da cerniera a un sistema di corruzione e collusione.
Il potere in Calabria non ha colori o bandiere, ma sudditi, viene gestito da interpreti, si serve di burocrazie corrotte per tutte le stagioni ed è pronto a condannarle se le cose vanno male. Non a caso, la sistematica politica dell’alternanza al potere, ha fatto della Calabria l’ultima regione d’Europa, diventando la metafora della decadenza di cinquant’anni di regionalismo. C’è speranza, tra qualche generazione, ma ci vuole più autonomia, più dignità e coraggio della libertà e il ripudio della sudditanza. La cosa peggiore è vedere scivolare più generazioni, le nostre, che si adeguano rassegnate al pensiero unico, senza coraggio, incapaci di assumersi responsabilità e di trattenere le migliori risorse, giovani che scappano dalla Calabria. In Calabria, per alcuni, dopo il potere, viene solo il potere, con la complicità silente di una classe dirigente ignava, sottomessa e disposta a tutto, priva di iniziativa autonoma e restia ad ogni forma di cambiamento che possa metterne in discussione lo status quo. Per questo occorre alimentare la speranza e la parte sana della Calabria che è maggioranza e mettere insieme tutti coloro che vogliono continuare a fare il proprio dovere per costruire una CALABRIA PARTE CIVILE.