prof. Salvatore Martino

In una società come la nostra e in un tempo in cui è diventata dilagante la cultura del superfluo e dello spreco, è davvero imbarazzante dover parlare di povertà e di emarginazione come fenomeni sociali.

Eppure, secondo i dati forniti dalla Caritas dall’Istat e da altri istituti di ricerca, la condizione dei poveri nel nostro Paese è peggiorata molto negli ultimi tempi. Infatti, il numero di coloro che vivono in situazione di sofferenza e di miseria è in crescita e ha superato, ormai, abbondantemente la quota dei cinque milioni, mentre il numero degli italiani è in continuo calo. Se questi dati sono veri, è evidente che l’egoismo e l’individualismo, cresciuti a dismisura in questa società, e diventati più marcati nei comportamenti quotidiani di un gran numero di persone, hanno finito col lacerare ancor di più il tessuto sociale, allontanando dal consesso civile tutti coloro che non possiedono mezzi materiali per giustificare la loro presenza. Occorre cambiare questo modello di società perché non porta all’inclusione e alla soluzione dei problemi ma all’allontanamento di coloro che non rientrano nei parametri di autosufficienza stabilite dal mercato. Bisogna impedire a questa società di diventare un luogo nel quale i rapporti tra le persone siano equiparati a scambi commerciali e vengano qualificati non da qualità umane ma dal possesso di capitali. Se questi sono i criteri, è evidente che chi non ha un lavoro, o lo ha perso, venga considerato un peso e un di più, e abbandonato a se stesso. Ovviamente il problema ha una sua chiave di lettura politica ma oggi, che si celebra la “Giornata Mondiale dei Poveri”, occorre puntare la riflessione sui nostri comportamenti e ammettere che sono molto cambiati e che non si ispirano più a principi di solidarietà o di attenzione verso gli altri. Sono spariti molti modelli buoni di comportamento, e i rapporti fra le persone sono diventati più freddi o, addirittura, si sono logorati. Non esiste più l’esercizio della carità e della solidarietà personale; abbiamo ceduto questo importante valore al mercato, aderendo a ibridi e anonime campagne di raccolta fondi, cedendo anche quote importanti e qualificanti di umanità. È ora di ritornare all’uomo e ai suoi valori, bisogna salvare questa società dal degrado e dalla disarmonia. Insieme, come dice Papa Francesco, ci si può riuscire.

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