di Salvatore Martino
In anni in cui la mafia mostrava con particolare insistenza tutta la sua ferocia e la sua inumanità, un prete, don Pino Puglisi, parroco al Brancaccio, uno dei quartieri più malfamati e pericolosi di Palermo, incurante del controllo che la mafia esercitava su quel territorio, riusciva a togliere dalla strada decine di ragazzi che costituivano potenziale manovalanza a disposizione della organizzazione criminale.
Ad essi, don Pino offriva, insieme al Vangelo, istruzione, formazione, senso civico e cultura. Un progetto formidabile fondato sulla speranza, che fece immediatamente breccia tra i tanti ragazzi e gli adolescenti che frequentavano le strade del quartiere, e che procurò un danno ingentissimo a quella cosca che era una delle più pericolose e violente della città.
La mafia che non perdona e non dimentica, la sera del 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, davanti al portone di casa, fece assassinare il sacerdote con alcuni colpi alla nuca, secondo il rituale mafioso.
Ricordare, oggi, la figura di don Pino Puglisi a 25 anni dalla sua morte e alla vigilia della apertura delle scuole è importante, perché il valore e l’autenticità del suo messaggio di speranza e di contrapposizione alla piovra criminale non si è mai esaurito. Per tale motivo, ma anche perché nel frattempo tante cose sono cambiate, occorre continuare a lavorare con maggiore determinazione all’interno delle istituzioni scolastiche, per privilegiare la formazione di coscienze libere da ogni condizionamento e capaci di reagire di fronte ad ogni forma di ingiustizia e di sopruso.
Se don Puglisi, da solo, è riuscito a sconfiggere in maniera clamorosa la mafia, facendo, in quel quartiere, terra bruciata attorno ad essa, la scuola può fare molto di più, può contribuire a costruire un clima più generale di rispetto per le istituzioni e provocare i giovani ad un impegno più marcato a favore della legalità e del bene comune. A ciascuno di noi, invece, tocca adempiere ai nostri doveri quotidiani con la consapevolezza che il potere dell’esempio può incidere in maniera molto positiva sui più giovani e sul resto della società.