La Redazione
Tutte le piazze piene per Nicola Gratteri. Quest’estate la presentazione del nuovo libro del procuratore di Catanzaro e di Antonio Nicaso, L’inganno della mafia, ha ottenuto un successo senza precedenti. Soprattutto in Calabria.
Come sottolinea Antonio Padellaro nell’editoriale pubblicato sabato 26 agosto scorso su Il Fatto Quotidiano, «da Scilla a Cittanova, da Caulonia a Soverato erano in migliaia, e spesso le sedie non erano sufficienti e neppure le panche e gli strapuntini e alla fine restavano solo i posti in piedi per ascoltare il magistrato che parla dell’Inganno della mafia (e quindi di mafia e politica, di mafia e affari, di mafia e religione, di mafia e vita quotidiana». Un riconoscimento di questo tipo, da parte della popolazione di cittadine ad alta densità ‘ndranghetistica, sarebbe stato impensabile solo qualche anno fa. Ogni dibattito è sempre finito con «una lunga fila di persone con il libro aperto per ottenere dal procuratore capo di Catanzaro, e dunque dal capo degli “sbirri”, un autografo, una dedica, una parola». È una piccola rivoluzione culturale, sottolinea Padellaro. «Per i calabresi che stanno dalla parte giusta basta pronunciare il suo nome e cognome, Nicola Gratteri, per riscattare lo stereotipo che avvolge come una pellicola viscida e ingiusta la loro terra: Calabria uguale ‘ndrangheta». L’editorialista del Fatto elenca le numerose rassegne e le iniziative calabresi dedicate ai libri: dal premio Caccuri a Leggere&Scrivere, passando per L’Estate a casa Berto. Poi ci sono i libri che devono ancora essere scritti: quello di Carmelo Basile, che ha creato la Fattoria della Piana a Rosarno; o quello dell’ex sindaco di Lamezia Gianni Speranza, «uno che alla sinistra ha saputo dare valore e contenuti reali interrompendo gestioni spesso eterodirette dagli amici degli amici». Un libro, dice ancora Padellaro, «vorremmo che lo scrivesse Francesco Cosentino, sindaco di Cittanova, per spiegare come fa, con pochi denari a disposizione, forse unico in tutta la regione, a garantire la mensa scolastica a tutti gli alunni delle scuole pubbliche. E per raccontarci la guerra perduta contro le “vacche sacre” della ‘ndrangheta. Una sudditanza rurale e malavitosa malgrado le ordinanze con cui le prefetture dispongono l’abbattimento dei capi bovini che vagano indisturbati per le strade».{jcomments on}