di Giacinto De Pasquale

È stato davvero un bell’incontro, un ritrovarsi, un rivedersi dopo tempo. Un incontro casuale in via Duomo a Rossano centro a due passi dalla Cattedrale dell’Achiropita.

Io e mia moglie che in tutta fretta cercavamo di raggiungere la Cattedrale per assistere alla Santa Messa officiata dal Vescovo dell’Eparchia di Lungro, mons. Donato Oliverio, ed ecco che ad un tratto compare il caro amico Umberto Romano. Umberto era li perché dallo scorso 5 agosto espone una serie di sue opere di pittura, ma anche di altri artisti, presso la galleria d’arte CodexArt. Dicevo un incontro del tutto casuale, ma fortemente piacevole, perché con Umberto abbiamo condiviso, alcuni anni fa, momenti unici, particolari ed emozionanti. Sono bastati davvero pochi istanti per tornare piacevolmente indietro nel tempo e ricordare la sua inquietudine, il suo modo unico e passionale di vivere la vita e le emozioni. Allora vi erano interessi associazionistici, oggi Umberto propone un bagaglio fatto di esperienze di vita molto intense e particolari, di libri che hanno suscitato interesse e consensi, di quadri che descrivono in maniera chiara e netta lo stato d’animo di un personaggio poliedrico e mai domo delle sue tante esperienze.

Romano quando intraprende un percorso riesce a coinvolgere tanta gente, la sua vita certamente non è passata inosservata, anzi, non solo nella sua Rossano, ma in tutta la Calabria ma anche oltre, riesce a far parlare di se in maniera concreta e positiva. Ed ecco allora che chiediamo a Umberto il significato di questa mostra, ma più in generale, questa sua voglia di mettere su tela le sue passioni, le sue idee il suo modo di intendere la vita: “Viviamo in un tempo di egoismi, - ci dice l’artista - ci si barrica nel proprio mondo per difendere il nostro “ particulare “ e si rimane nelle gabbie arrugginite del nostro ego, senza volgere altrove lo sguardo, dove milioni di senza volto soffrono, dimenticati, vilipesi, derisi. Sono gli ultimi, - prosegue Umberto Romano con lo spirito di chi non vuole mollare la battaglia - quelli che il manzoniano don Rodrigo definisce “gente di nessuno “, sperduti sulla faccia della terra. Hanno prospettive? Che cosa può fare la cultura che sveglia le coscienze? Combattere l’ignavia, la palude, la zona grigia, l’indifferenza di quelli che col loro silenzioso consenso permettono al più forte di sotterrare il più debole.

La cultura può far urlare i silenzi, la cultura abbatte i muri, ti fa riflettere sulle ingiustizie. Il giorno in cui la cultura scomparirà, sostituita dall’ideologia tecnocratica, l’uomo sarà ridotto a merce tra la merce sui banconi di un mercato”. Ecco perché per Umberto Romano vi è la necessità di rappresentare i volti, come un urlo, ed è questo l’autentico messaggio della pittura dell’artista calabrese, il quale in maniera chiara e forte ci sottopone il richiamo di come la cultura possa essere strumentò di libertà dei popoli. La mostra, che chiuderà i battenti il prossimo 17 agosto, vale proprio la pena di essere visitata, perché il visitatore avrà la fortuna, non solo di ammirare opere di indubbio valore espressivo, ma potrà dialogare e approfondire meglio gli aspetti più significativi delle tele esposte proprio con lui, con Umberto Romano.

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