di Ernesto Scura
Ottenuto il consenso del Consiglio di Stato (sì, proprio quello, “CONSILIUL DE STAT”) della Romania comunista a contrarre matrimonio (che per quei regimi era considerato un “affare di Stato”) con una cittadina rumena di nazionalità ungherese,mi accorsi che il mio passaporto, benchè ancora valido, non aveva più pagine disponibili per gli ingombranti visti con ridondanti timbri di simbologie di regime,tanti erano stati i miei ingressi, transiti e uscite in paesi comunisti.
Quando,dopo aver compiuto gli adempimenti,mi recai in Questura per il ritiro di un nuovo passaporto, mi sentii dire che, in base alle informazioni fornite dai carabinieri,non avevo diritto in quanto avevo un procedimento penale in corso. A momenti svenivo.
Per fortuna,un onesto commissario di polizia mi fa accomodare nel suo ufficio e mi legge le motivazioni (segrete) del rifiuto.Ero incriminato per aver falsificato il bollo di circolazione apposto sul libretto di un autobus. Io. Io che con gli autobus non avevo nulla da spartire. E con la pazienza e disponibilità di quel commissario venni a capo di come si era ingenerato quel pasticcio.
Qualche anno prima,un carabiniere,controllando il libretto di circolazione di un autobus della Scura Autolinee, i cui titolari erano miei congiunti, ebbe la “folgorazione”: il bollo apposto era “certamente” falso e,dopo aver chiesto a qualche passante chi erano i titolari della Scura Autolinee, stilò un ridicolo verbale nei confronti di quei presunti proprietari tra i quali figuravo ...anch’io.
Mi suggerì, quel commissario, di richiedere al giudice l’autorizzazione al rilascio del passaporto,visto,comunque,che la pena prevista per quel “reato” prevedeva un periodo di carcerazione inferiore a quello che avrebbe implicato il diniego.
Quell’imbecille di carabiniere aveva preso due grossi granchi come, poi, fu chiarito in sede di processo :
1º- Il bollo sul libretto era quello originale apposto dalla Motorizzazione
2º-Ernesto Scura non era in alcun modo partecipe dell’assetto proprietario. Intanto io fremevo in quanto l’assenso al matrimonio aveva anche dei termini di scadenza. E Ceausescu non concedeva proroghe. Ma il colmo del ridicolo è che quella incriminazione che,all’improvviso, stava mettendo a rischio il mio vessato matrimonio,non mi era mai stata notificata,nella presunzione che la mia residenza fosse quella della sede aziendale di quella società di trasporti.
Incaricai un avvocato che contattò il giudice del tribunale al quale espose i dettagli della questione,specificando che Ernesto Scura, come era ben noto anche a lui,nulla aveva a che spartire con la Scura Autolinee e che, pertanto,rientrava nella sua discrezionalità autorizzare il rilascio del passaporto, ancor prima della sentenza del processo.
La risposta fu agghiacciante: So benissimo chi sono i proprietari della SCURA Autolinee, che conosco personalmente, ciononostante, non voglio assumermi alcuna responsabilità nella decisione che dovrà essere presa dall’apposita commissione che convocherò al riguardo.
E dire che,pur non volendo assumersi “alcuna responsabilità”, bastava inoltrare un ordine di servizio interno da inviare tramite usciere al Registro delle Imprese, il cui Ufficio era allo stesso piano e alle dipendenze di quel giudice, e avrebbe avuto in mano il documento che descriveva molto dettagliatamente,con nomi, cognomi e date di nascita,i componenti l’assetto proprietario della Scura Autolinee,esonerandolo da ogni suo personale coinvolgimento.
Per fortuna, l’apposita commissione si riunì entro i termini di scadenza dell’autorizzazione al matrimonio e decise l’autorizzazione al rilascio del passaporto,”in via del tutto provvisoria”, in attesa di sentenza.
Quando penso che si sarebbe potuto escludermi sin dall’inizio da quel ridicolo mio coinvolgimento in quel ridicolo processo, facendo ricorso semplicemente al buonsenso, mi vien voglia di urlare. Forte, ma forte, ma fooooorte....
(Continua....)
Ernesto Scura