Fonte: www.corrieredellacalabria.it
di Michele Prestia
Approfittavano della volontà dei giovani calabresi di emanciparsi attraverso un lavoro come operatori socio sanitari e li truffavano con corsi di formazione fasulli. Per questo quattro persone operanti nel settore degli istituti di formazione e due dipendenti dell’Asp di Cosenza si sono visti recapitare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso sono le accuse mosse dalla procura di Castrovillari, coordinata da Eugenio Facciolla. C’è dell’altro sul quale i carabinieri stanno indagando: il suicidio di un ragazzo. Secondo gli investigatori la pista da battere è quella dell’istigazione al suicidio. «Ci siamo imbattuti nel corso delle indagini in questo episodio – spiega il procuratore Facciolla – riteniamo che questo ragazzo possa essere una vittima acclarata di questo sistema. Quando si scoprono delle truffe ci si imbatte sempre in persone che hanno la forza di denunciare perché si accorgono che qualcosa non va bene e altri invece che accettano, partecipando di fatto alla truffa. Non bisogna dimenticare che però, spesso, capita che per bisogno o altre ragioni si accettano anche situazioni illecite». In carcere sono finiti Edoardo Scavelli, Saverio Epifano, Domenico Pucci, Antonio Vincenzo Cuccaro, Alfonso Anna Sacco, Enrico Novissimo. Secondo le indagini svolte dai militari del Nas e finite nell’indagine chiamata “Ponzi” (qui la notizia) gli arrestati avrebbero organizzato, negli anni 2015/2017, oltre 30 corsi di operatore socio sanitario e operatore socio sanitario con formazione complementare, attraverso una scuola professionale appositamente costituita ad Altomonte in provincia di Cosenza, denominata “Sud Europa”, priva di accreditamento alla Regione Calabria. Ogni corsista doveva versare alla scuola 2mila euro per questo si stima che il guadagno illecito possa aggirarsi intorno a 570mila euro. «Si tratta di una grossa truffa che abbiamo scoperto grazie ad una serie di denunce che abbiamo incrociato con i dati di cui eravamo a disposizione da nostri controlli». Il tenente colonnello Vincenzo Maresca, comandante dei Nas, ha poi aggiunto come ancora adesso siano in corso indagini oltre che il sequestro di circa 300 titoli di studio. «Ogni regione ha le scuole accreditate – ha spiegato il colonnello – chi frequenta questi corsi può accertarsi di non essere vittima di truffa rivolgendosi alla regione e accertandosi che la scuola che sta frequentando sia accreditata a livello regionale. La scuola calabrese finita sotto inchiesta non aveva alcun titolo di accreditamento». Come emerso nel corso della conferenza stampa, alla quale ha partecipato anche il procuratore generale Otello Lupacchini, gli allievi venivano reclutati mediante la prospettiva di un facile sbocco lavorativo. Ma gli standard finalizzati all’impiego erano tutt’altro che rispettati. I corsisti, infatti, avrebbero frequentato evanescenti corsi teorico-pratici in cui veniva loro offerta una formazione professionale del tutto inadeguata, non corrispondente agli standard che la legge prevede. Nel caso della scuola “Sud Europa”, le indagini avrebbero acclarato che la didattica era gestita in maniera superficiale. Le lezioni si sarebbero svolte inizialmente all’interno di locali dell’ex ospedale di Trebisacce dove lavoravano tuttora due degli arrestati, il tutto all’unico fine di fornire agli allievi una parvenza di prestigio e ufficialità ai corsi. «L’utilizzo delle sale degli ospedali – ammette Facciolla – è utile solo per dare parvenza di ufficialità alla truffa che di fatto si stava mettendo in atto. E i due dipendenti dell’Asp di Cosenza in questo contesto hanno un ruolo fondamentale anche perché oltre al reclutamento si occupavano anche del trasporto dei corsisti in Campania dove in molti hanno sostenuto l’esame di abilitazione. Le persone che hanno collaborato con noi all’indagine ci hanno spiegato anche come venivano fornite loro le risposte del quiz che dovevano sostenere in modo da poterle memorizzare e superare agilmente l’esame professionalizzante». Le prove finali erano svolte a Napoli, dinnanzi alla commissione ufficiale della Regione Campania, ignara del reale percorso formativo dei corsisti. L’intero sistema fraudolento era reso possibile dall’apporto determinante dei due sodali rappresentanti di altrettanti istituti di formazione regolarmente accreditati presso la Regione Campania, il Sa.Dra. ed il Check up Formazione, i quali provvedevano a costruire un percorso formativo falso agli allievi provenienti dalla scuola Sud Europa, inserendo i diplomandi negli elenchi dei propri corsi di Oss e Osss, facendo così risultare che gli studenti calabresi avevano frequentato le lezioni teoriche nelle loro aule ed i periodi di tirocinio nelle Case di Cura Villa Angela di Napoli e Ios Meluccio di Pomigliano D’Arco, dove in realtà gli allievi non avevano mai messo piede.