Minacce e colpi di pistola a scopo di racket. Due persone ieri all’alba sono state tratte in arresto nell’ambito di un procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica di Castrovillari.

Si tratta di Luigi Di Gesù, cinquantenne e Salvatore Vena classe 1973 entrambi pregiudicati per reati contro il patrimonio originari di Cassano allo Jonio. Le indagini condotte dagli uomini in servizio presso la Polizia Giudiziaria del commissariato di Castrovillari e il Nucleo Operativo Radiomobile della compagnia carabinieri hanno consentito di raccogliere elementi in merito ad una tentata estorsione ai danni di un’impresa edile. I due si sarebbero rivolti ai vertici della ditta Intercantieri Vittadello impegnata nei lavori di rifacimento e ammodernamento della statale 534 per chiedere il ‘pizzo’. La ditta però non ha mai assecondato le loro richieste di denaro. Anzi  ha fatto notare loro come, a norma di legge, fosse obbligata a denunciare tale episodio. I due pregiudicati, senza alcun titolo, pretendevano infatti un ‘contributo’ per consentire all’azienda di lavorare alla costruzione della strada che collega lo svincolo autostradale di Firmo alla strada statale 106 Jonica. Al rifiuto di sottostare al racket Di Gesù e Vena avrebbero fatto notare ai dirigenti che i mezzi del cantiere si trovavano sul territorio e potevano essere esposti ad atti vandalici. Una minaccia velata a cui è seguita una seconda visita dei due arrestati con un secondo rifiuto a pagare da parte dell’azienda. A distanza di pochi giorni, la scorsa domenica, di sera sono poi stati sparati da ignoti sei colpi d’arma da fuoco nei pressi del campo base della Intercantieri Vittadello. “Siamo riusciti a dare una risposta e venire in aiuto all’azienda in tempi brevissimi. La prima richiesta estorsiva era infatti avvenuta il 18 aprile e nei giorni successivi – ha spiegato oggi il procuratore capo della Procura della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla durante la conferenza stampa tenutasi presso la Questura di Cosenza – ci è poi stata una seconda ‘visita’ alla ditta da parte degli arrestati. In meno di dieci giorni abbiamo raccolto le prove con  una tecnica tradizionale, senza intercettazioni e confidenze, ma con il monitoraggio e l’osservazione del territorio. Individuati i soggetti è stato facile portare a termine le indagini. Ci siamo mossi in maniera tempestiva ed abbiamo anche impedito che venissero posti in essere danneggiamenti per intimorire le vittime. La denuncia di episodi estorsivi è fondamentale, dovrebbe essere sporta immediatamente, per stroncare sul nascere tali condotte altrimenti i tempi inevitabilmente si allungano esponendo l’imprenditore a continue vessazioni”.

 

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