Dovranno affrontare il processo le nove persone coinvolte nell’inchiesta su Calabria Verde condotta dalla Procura di Castrovillari.

Il gup ha infatti rinviato a giudizio tutti gli indagati del filone d’indagine (l’altro è di competenza della Procura di Catanzaro) di cui si sono occupati gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Melis sotto il coordinamento della pm Angela Continisio e del procuratore capo Eugenio Facciolla. Tra i rinviati a giudizio spicca il nome di Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto del governatore Mario Oliverio. Il giudice, nell’udienza preliminare, ha respinto tutte le eccezioni dei difensori, alcune delle quali tese a ottenere il trasferimento del processo a Catanzaro. L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria, e a Pignanelli è contestato (così come agli altri indagati) il reato di truffa. Secondo l’ipotesi accusatoria il burocrate avrebbe sollecitato «più volte Leandro Savio (all’epoca dirigente di Calabria Verde, ndr) a istruire la pratica relativa al rilascio della concessione in favore di Marino De Luca (titolare di una ditta che si occupa del taglio boschivo, ndr), ancor prima che De Luca depositasse l’istanza di rilascio della concessione, rimproverando Savio per non averlo fatto prima». È attorno al rilascio di queste concessioni che ruota il caso. Gli indagati, secondo la Procura, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero. Lo scopo? Quello di consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica. Il danno, per Calabria Verde, secondo l’accusa sarebbe compreso tra 113mila e 133mila euro. Pignanelli si sarebbe speso a favore della ditta due volte: prima sollecitando il rilascio della concessione, poi – dopo la sospensione delle concessioni, decisa dall’allora manager Furgiuele – convocando lo stesso Furgiuele e «intimandogli di revocare le sospensioni e indicando quale nuova responsabile dell’Ufficio 2 “Patrimonio e Servizi forestali” del distretto 5, Antonietta Caruso». Assieme al capo di Gabinetto della presidenza della giunta regionale sono indagati Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva), Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo), Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde), Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde), Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale), Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele), Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione) e lo stesso Furgiuele. Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta. L’Azienda Calabria Verde si è costituita parte civile nel procedimento, mentre la Regione, almeno finora, no. Centrale, nelle indagini della Procura di Castrovillari, il rapporto tra De Luca e il capo di Gabinetto della giunta regionale. L’imprenditore era una presenza fissa negli uffici di Calabria Verde dove affermava – prima di presentare la richiesta di concessione – «di poter contare sull’appoggio del suo “compare” Gaetano Pignanelli, suo testimone di nozze». Quell’appoggio gli avrebbe permesso di prelevare dai boschi di Bocchigliero una quantità di legname pari a 33mila quintali. Tutto merito, secondo i magistrati, di quel “compare” piazzato al posto giusto.

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