di Franco Le Pera - cittadino ed ex sindacalista -

Hanno incominciato già nel 1987 con il numero chiuso presso le facoltà di medicina nelle università italiane. 

Tutto ciò ha avuto l’effetto dirompente    che il numero di medici è andato sempre più diminuendo negli ospedali italiani, infatti oggi ne mancano 30.000, mentre di infermieri addirittura ne mancano 100.000. Ormai il settore pubblico italiano sta vivendo da anni una grave crisi occupazionale, tanto che molte amministrazioni centrali denunciano un evidente sottodimensionamento del personale, con tutte le conseguenze che una situazione del genere comporta per i cittadini che devono avere dei servizi.  Per tornare alla sanità in una situazione del genere, come possiamo sperare di poter contare sull’assistenza gratuita, diritto riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione. Anche in questa direzione la politica fa finta di niente, facendo solo proclami ma in concreto nulla. E’ proprio il caso di ricordare una storiella molto in voga tra la gente: c’era un contadino che giorno dopo giorno insegnava al proprio asinello ha mangiare sempre di meno. Un giorno, però, lo ha trovato morto. Vedendo l’animale morto il contadino ebbe un moto di rabbia e disse “ora che avevi imparato a non mangiare, sei morto”.  La storiella appena ricordata va riferita, purtroppo, anche al nostro sistema sanitario, perché diminuisce giorno per giorno. Basti pensare che ci costringono a percorrere chilometri di strada, con tutti i costi che una situazione del genere comporta, per poter fare un elettrocardiogramma, oppure una visita cardiologica. Visita o esame che giunge dopo mesi e mesi, poi quando arriva il fatidico giorno ti senti dire che l’appuntamento non è in quel centro ma devo spostarmi in un altro paese. Tutto ciò con aggravio di spese e di sforzi fisici. Ho visto persone che per effettuare la visita erano arrivate in taxi. Visto che allo sportello del Cup (centro unico per le prenotazioni mediche) c’è gente che la grammatica non la mastica bene, come alcuni politici, mi riservo di chiedere un risarcimento danni per i km percorsi in più rispetto a quello che era il mio itinerario e che era stato prescritto dal Cup.

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