di Cristian Fiorentino
Nell’ultimo atto del “Cammino di San Francesco di Paola”, nella “Via dei Monasteri” (da Paterno e Spezzano della Sila e a Corigliano), davanti al Romitorio di Corigliano, alla presenza della teca dello zoccolo del Santo dei tanti pellegrini e dei fedeli, particolare e suggestivo il discorso, a mò di omelia, tenuto dal Padre Correttore Provinciale Francesco Trebisonda.
Grande compiacimento dei Frati Minimi, per questa rilevante tessera inserita nel “Cammino di San Francesco”, che hanno voluto supportare con vicinanza e spiritualità l’intero territorio. Prima del Padre Nostro, della “Preghiera per la Pace” e della benedizione con la “Santa Reliquia del Santo” ai presenti, Padre Francesco Trebisonda ha ringraziato la collettività, i devoti, le autorità e le associazioni che hanno sostenuto il Cammino.
Nella fattispecie un pensiero alle consorelle e ai confratelli del terz’ordine della comunità Minima di Corigliano e a chi è venuto per l’occasione da fuori paese nonché a Padre Domenico Pudia che ha coordinato le operazioni lungo l’itinerario unitamente ai camminatori delle delegazioni e a chi si è unito autonomamente. «Questo momento parla da sé– ha dichiarato Padre F. Trebisonda – e ancor di più parla da sé questa preziosissima reliquia che la tradizione ci consegna e che rappresenta lo zoccolo di S. Francesco. E’ bello pensare che il nostro Francesco sia arrivato a Corigliano con queste calzature e che abbia calpestato i sentieri della nostra città con questo stesso sandalo. Zoccolo consumato, povero, austero e semplice come semplice è stata la vita di S. Francesco. E’ una reliquia che ci parla di tanti problemi che Francesco ha toccato con mano lungo le strade dei paesi e della sua semplicità che con l’aiuto di Dio ha voluto risolvere grazie alla Charitas, parolina che rintracciamo ovunque nelle nostre chiese e nelle opere d’arte. S. Francesco oggi ci consegna la Charitas come enorme valore impregnato di amore cristiano e di vangelo che non deve essere confusa con la filantropia. S. Francesco ha fatto la Carità sulle orme di Gesù espressione suprema di Dio che ci ama con amore paterno. In questo periodo di quaresima- ha aggiunto Padre F. Trebisonda – da cristiani siamo tutti in cammino verso la perfezione. Tempo che si pone come itinerario dove dobbiamo indossare i sandali di Francesco per camminare spediti verso la Pasqua del Signore. Ma mentre percorriamo questo percorso insieme al nostro Santo, tenendo presente la croce del Calvario del patibolo del Venerdì Santo, Francesco ci consegna altre importanti impegni. Innanzitutto, la preghiera che, come ci insegna Francesco, è “Un fedele messaggero che giunge dove la carne non potrà mai arrivare” portando a compimento ciò che deve fare. Esempio per orientare la nostra preghiera ad iniziare dalla famiglia e poi nelle comunità. Insieme alla preghiera, Francesco ci richiama alla radicalità e alla penitenza. Penitenza che non è roba di chiesa o di anziani ma è un valore prima umano e poi cristiano. La penitenza ci aiuta ad avere dominio di noi stessi perché siamo noi che decidiamo della nostra vita e non le circostanze. Fare penitenza è prendere il timone della nostra vita in mano e portarla avanti con fierezza, coraggio, decisione e determinazione come fece Francesco nel 1483. Data che ha rivoluzionato la sua vita lasciando la sua nascente congregazione per partire, secondo il volere del Papa, in Francia. Non sa cosa lo aspetta, non parla la lingua, si porta con sé una delegazione di eremiti e con questi stessi sandali percorrere gran parte dell’Italia arrivando a destinazione in Francia dal re. Ha rinunciato ai suoi programmi facendo penitenza e obbedendo ai programmi di Dio. Il futuro di Francesco non è quello dell’uomo perché il futuro che abbiamo nella nostra testa è limitato e non ha presupposti e non ci fa guardare avanti perché è fatto di debolezza e fragilità. Il futuro di Francesco è il futuro di Dio che aprendo la porta si lancia certo che Dio è al suo fianco per scrivere una nuova storia. Dovremmo valorizzare di più il 2 febbraio 1483 perché se non ci fosse stata forse noi oggi non saremmo stati qui. Data che caratterizza tutta l’esistenza di Francesco e la dipinge di un colore tutto nuovo. Oltre alla preghiera, la carità e alla penitenza c’è l’amore. Amore da elargire a chi il Signore mi pone al fianco per supportarlo pensando di accudirlo, vestirlo, visitarlo, chiamarlo e curarlo. Esercitandoci in questi termini la nostra vita non è più la stessa perché si presuppone un atto di obbedienza a quella che è la volontà di Dio. Così facendo la nostra vita cambia e si tinge dei colori della Risurrezione che Cristo ci ha dato in dono per offrirci una marcia e una speranza in più. Il giorno della Pasqua è importante per la nostra Fede perché dobbiamo salire sul Calvario ma scendere nel sepolcro della Pasqua. Dobbiamo abbandonare l’uomo vecchio con i suoi peccati e le sue fragilità per vivere la vita della bella chiesa. Vi lascio l’immagine della Croce che adoreremo nel venerdì Santo, segno universale di salvezza dove siamo chiamati ad identificarci. Quando ci inginocchieremo dinanzi a quella rude croce pensiamo che l’ultimo respiro di Gesù è stato il primo respiro della Chiesa da cui nasciamo e che vive in ognuno di noi. Respiro da non spegnere ma da comunicare e divulgare attraverso la testimonianza, le opere e le parole. Respiro- ha concluso il Padre Correttore Provinciale Francesco Trebisonda- che animi la comunità rivestita della veste di figli di Dio con una testimonianza viva, efficace ed efficiente per poter annunziare oggi e sempre insieme a S. Francesco la Risurrezione di Gesù. Buon cammino e Auguri».