Fonte: www.lostrappoquotidiano.it

di Raffaele Corrado

So di avere con Antonio Longo un solido e leale rapporto di amicizia, nato, anni fa, grazie alla condivisione di gioie, dolori e soprattutto passioni.

Perciò non mi sono sorpreso quando ieri mi ha scritto una lettera sofferta, per dolersi con me, “suo unico amico”, come usa ripetere, di alcune voci, circolate sui blog locali, ma di sicuro partite da ambienti municipali, adusi a far passare per vere falsità imbarazzanti, che hanno cercato di mettere in cattivissima luce il suo operato di responsabile dell’avvocatura comunale. Egli, nella lettera, usa, da pensatore raffinato qual è, argomenti veri e un linguaggio schietto, per trafiggere chi meschinamente lo accusa di aver ricevuto, dall’amministrazione, una retribuzione di risultato, pari a 1685 euro, nonostante il nucleo di valutazione del comune abbia giudicato “non conforme” la sua attività professionale. Vere e proprie sconcezze, come racconta con ardore e disgusto, da parte di chi, con troppa facilità, dimentica di fornire i veri i dati dell’avvocatura comunale, che su queste pagine Longo vuole ricostruire con scrupolo notarile. Così ci dice che “nel 2015, il comune si è costituito in ben 125 processi (di cui solo 10 affidati a professionisti esterni), vincendone 26 (con 25 compensazioni e una con condanna alle spese di controparte), mentre nel 2016 ne ha iniziati altri 118 (di cui 4 opposizioni a decreti ingiuntivi e appena 8 affidati ad avvocati del libero foro), con un bilancio di 24 vittorie (di cui 22 con compensazione spese e 2 con condanna di controparte alla refusione delle spese di giudizio). E poi: 27 pareri legali forniti, tra il 2015 e il 2016, ai responsabili di vari settori comunali, alcuni procedimenti di gestione sinistri per danni al patrimonio comunale, conclusisi, tutti, con la riscossione dei relativi indennizzi, tante attività stragiudiziali finalizzate alla consegna di immobili al comune, quale legittimo proprietario, per finita locazione, la predisposizione di scritti difensivi avverso verbali di contestazione di illeciti amministrativi elevati nei confronti dell’ente a seguito dell’accertamento di violazioni al Testo Unico sull’ambiente, le note e le osservazioni inviate alle autorità competenti relativamente a verbali per illeciti amministrativi in materia di appalti e ambiente (anni 2015 e 2016). E ancora: la nutrita attività stragiudiziale, posta in essere a decorrere dal gennaio 2011, da responsabile dell’allora ufficio legale, nonché quella giudiziale e stragiudiziale, a partire dalla deliberazione della commissione straordinaria, la n.171 del 17.11.2011, con la quale si istituiva l’avvocatura comunale di Corigliano Calabro di cui ne divenivo il responsabile”. Tutti dati scomodi e indiscutibili, afferma Longo, “che i cittadini hanno il diritto di conoscere, per capire che l’obiettivo strategico principale assegnato all’avvocatura comunale, negli anni 2015 e 2016, era proprio quello della Prevenzione e riduzione del contenzioso, che doveva puntare sulla diminuzione delle costituzioni in giudizio da parte di soggetti esterni, incrementando, comunque, il numero delle cause vinte”. “Un obiettivo”, aggiunge Longo, “che è stato pienamente raggiunto, per cui non si comprende come la mia attività, da responsabile dell’avvocatura, sia stata giudicata, dal nucleo di valutazione, “non conforme” per non avere io stesso compilato il modello n.7 del documento di definizione dei criteri e delle metodologie per la misurazione e valutazione della performance organizzativa ed individuale dell’ente, allegato alla deliberazione di G.C. n.109 del 30.06.2015, adempimento che, in realtà, avevo già assolto con la stesura e la successiva trasmissione della relazione identificata dal protocollo n.62941 del 21.11.2016. Una misurazione e valutazione della performance che non si può occultare, addolcire o omettere, poiché non solo è condizione necessaria per l’erogazione di premi e componenti del trattamento retributivo legati alla produttività, ma è importante, soprattutto, ai fini del riconoscimento di progressioni economiche, dell’attribuzione di incarichi di responsabilità al personale e del conferimento degli incarichi dirigenziali. Un giudizio, quello formulato dal nucleo di valutazione, che, ai sensi della normativa vigente in materia, costituisce una proposta, che deve essere vagliata dal sindaco (cui spetta la decisione ultima in ordine alla valutazione della performance organizzativa e individuale dell’ente) e verso il quale ho proposto formale opposizione (con nota n. 8285 protocollata il 16/02/2017), per porre in evidenza come, in termini numerici, l’attività espletata dalla struttura legale nell’anno 2015, anche in raffronto con quella relativa all’anno 2016, aveva raggiunto risultati ineccepibili e inconfutabili. In poche parole una piena conformità, dell’operato del responsabile dell’avvocatura, rispetto agli obiettivi assegnati, che così avrebbe dovuto assurgere al primo livello di premialità (pienamente conforme) di cui alla delibera di giunta comunale n.109 del 30.06.2015 con la quale veniva approvato il “Sistema della Performance e Determinazione dei Criteri della Premialità Selettiva. Cosa che non accadeva, poiché, con decreto n.26 del 06.11.2017, il sindaco, sollecitato più volte sulla evidente disparità di trattamento, mi riconosceva, con riferimento all’anno 2015, una retribuzione di risultato pari a 1.658,51 euro, corrispondente al secondo di livello di premialità (conforme). E’ ovvio che tale valutazione appariva riduttiva se si considera che, in termini percentuali, l’avvocatura comunale ha raggiunto gli obiettivi assegnati nella misura non inferiore al 93%. Una dimostrazione”, dice Longo, “di come al comune molti abbiano dimenticato, forse volutamente, ciò che avveniva in passato, quando le azioni giudiziarie a carico dell’ente erano regolarmente depositate in un contenitore di cartone e lasciate lì a marcire, mentre il comune risultava sempre contumace e puntualmente condannato nei processi. Così come si è voluto dimenticare che io, piuttosto che affidare incarichi esterni, ho assunto oltre il 90% del contenzioso in tutte le giurisdizioni, in modo da ridurre notevolmente la spesa a carico dell’ente. Ma di ciò nessuno parla, forse con la speranza che tutto sia dimenticato, forse al fine di distruggere sia il mio operato (che senza mezzi e senza reale organizzazione sono riuscito a produrre e raggiungere con certezza, controllabile e verificabile, tutti gli obiettivi assegnati) sia la struttura dell’avvocatura, per farla, magari, rinascere, come la “Fenice”, in capo a chissà chi, senza magari saperne il perché”. E qui Longo opportunamente non manca di ricordare “tutte le liquidazioni, per lavori, progetti, percentuali di spettanza e altro, che guarda caso non hanno destato la stessa attenzione della misera somma a me liquidata, che così raccontata doveva per forza apparire come un regalo, perché era necessario che un sacrosanto mio diritto venisse calpestato più volte. Il tutto al fine di annullare la mia professionalità, forse perché con la riforma della pubblica amministrazione, quella del Ministro Madia (del giugno 2017), la mancanza di valutazione mi precluderebbe ogni possibilità sia di progressione economica sia di incarichi dirigenziali susseguenti. E allora resta da chiedersi: perché accade tutto ciò?”. Finisce così, senza una risposta, la lettera di Antonio Longo, anche se una risposta a questa domanda è facile da dare: gettare merda e fango quotidiano sul suo capo potrebbe servire a far fuori un personaggio molto scomodo, voluto, al vertice dell’avvocatura comunale, dall’allora commissione antimafia. Non dimentichiamolo. 

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