La Calabria si posiziona al terzo posto tra le regioni con il maggior numero di amministratori locali intimiditi con 70 casi.

È il dato che emerge dal rapporto “Amministratori sotto tiro” reso noto oggi da Avviso Pubblico, la rete degli enti locali contro le mafie, in una conferenza stampa. Il primato, che nel 2016 apparteneva alla Calabria, passa ora alla Campania con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto all’anno precedente. A seguire, al secondo posto, la Sicilia – ai vertici di questa classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. La Puglia invece divide il terzo posto con la Calabria. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite. Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro – Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni si è registrato un sensibile aumento dei casi. A livello provinciale, nel 2017 i territori più colpiti sono stati le province di Napoli (34 casi) e Avellino (22 casi), seguite da Reggio Calabria, Siracusa e Cosenza (18 casi ognuna), Roma e Foggia (17 casi), Milano e Bari (16 casi ognuna). Il mese di marzo è stato nel 2017 quello in cui si è riscontrato il maggior numero di intimidazioni: ben 57 casi. Contrariamente agli anni precedenti, quando è sempre stato maggio il mese in cui si è registrato un sensibile aumento delle minacce, soprattutto nei confronti di candidati alle Elezioni amministrative, nel 2017 il periodo estivo è quello in cui la media delle minacce mensili si alza in modo significativo. Circa il 40% delle intimidazioni, infatti, si è concentrato tra i mesi di giugno e settembre, con una media di 56 minacce nei mesi di luglio e agosto, contro una media annuale inferiore a 45 intimidazioni al mese. C’è un aumento costante dei casi in cui non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi, che sfogano il proprio disagio e, in alcuni casi, i propri istinti più bassi, verso il politico e il dipendente pubblico fisicamente più raggiungibile. Fra queste minacce/intimidazioni non criminali – 146 in totale nel 2017, 1 caso su 4 – un terzo trae origine dal malcontento suscitato da una decisione amministrativa sgradita, un altro 23% è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o di un posto di lavoro. L’11% si riferisce invece a casi di “violenza politica”, in un periodo storico in cui in Italia alcuni estremismi dal sapore antico sono tornati a farsi sentire su alcuni territori del Paese. La “questione immigrazione” genera minacce e intimidazioni. Nel 21% dei casi, la possibilità di accogliere degli immigrati e/o una loro presenza sul territorio, percepita come eccessiva da parte della popolazione, ha creato tensioni che sono sfociate anche in intimidazioni e minacce verso gli amministratori locali. Quella dell’immigrazione è una questione attuale e delicata in molti territori del Paese e in diversi stati dell’Unione Europea, con diverse gradazioni di intensità. «L’immigrazione – sottolinea il Rapporto di Avviso Pubblico – è una questione che suscita paura, incertezza, rabbia, violenza, generati molto spesso da un deficit di conoscenza del fenomeno e da una certa informazione, preoccupata più di parlare alla pancia che alla testa delle persone».

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