Il Governo ha trasferito al Comune di Corigliano-Rossano 717 mila euro da destinare esclusivamente alle esigenze di tutti quei cittadini che, a causa della pandemia e della crisi economica, sono piombate in uno stato di indigenza.
Soldi, questi, che dovrebbero servire ad affrontare le esigenze quotidiane di sopravvivenza come quella di fare la spesa. Soldi, però, che rimangono misteriosamente chiusi nel “forziere” del Municipio che non ha – nemmeno in questo caso – la capacità di spenderli. Tutto è fermo per l’inoperosità dell’Amministrazione comunale che non riesce a portare a termine una manifestazione di interesse che coinvolga gli esercenti della città che vendono generi alimentari. E stiamo parlando di una situazione che si protrae ormai da mesi. Già nello scorso mese di dicembre, ad un mese esatto dall’erogazione del contributo statale, in Commissione consiliare sui Servizi sociali ebbi a chiedere spiegazioni sul perché questi fondi non fossero stati ancora spesi. Dal momento che gli stessi dovevano essere già in dotazione ai cittadini, sotto forma di ticket e buoni spesa, in occasione del Natale. Invece, in occasione della seduta di Commissione mi venne risposto che si stava ancora approntando la fatidica manifestazione d’interesse che coinvolgesse negozi, market e supermarket della Città disposti ad accettare i buoni. C’è però che la succitata manifestazione d’interesse è stata pubblicata solo due giorni fa e che per conoscere le attività disposte ad esercitare il servizio ci vorrà ancora un mese. Poi passerà altro tempo per l’assegnazione dei ticket che i cittadini di Corigliano-Rossano, a conti fatti e se tutto andrà bene, potranno spendere forse entro l’estate 2021. Una vergogna, se si pensa, appunto, che si tratta di ristori non per acquistare caviale e champagne bensì per l’acquisto di pane, latte e generi di prima necessità. Poi, però ci si lamenta del perché la gente esca di casa e contribuisca a far circolare il virus (siamo il primo comune della Calabria in quanto a percentuale di contagiosità). Certo, la gente esce perché deve andarsi a guadagnare da vivere. Molti di questi cittadini, non avendo di che vivere e potendo beneficiare del bonus, sono andati a lavorare in agricoltura e li si sono infettati e hanno infettato i loro familiari. Purtroppo nulla avviene per caso e anche una cattivissima gestione della Cosa Pubblica è complice della situazione sanitaria in cui versa la città. Perché nel mentre qualcuno si ostina ad osannare il sindaco per aver fatto il “mini-lockdown” dall’altro è incosapevole che se la macchina comunale ed amministrativa avesse funzionato a dovere probabilmente avremmo avuto molto meno casi di quelli che si stanno registrando.
Raffaele Vulcano – Consigliere comunale “Unione di Centro”