di Giuseppe Sammarro*
Due presidenti di due paesi europei carichi del fardello della responsabilità storica di avere scatenato la seconda guerra mondiale con le sue inaudite atrocità: quello della Repubblica Italiana e quello della Repubblica Federale di Germania, Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier.
I due si accingono a depositare una corona tra i ruderi della chiesetta di San Martino a Monte Sole dove, ottanta anni fa, dopo avere messo a ferro e a fuoco numerosi comuni della Versilia, con migliaia di morti nel tentativo di spezzare la resistenza partigiana, il maggiore Walther Reder comandante del della sedicesima Panzergrenadiere -Division Reichsführer-SS” con la complicità delle camice nere il 29 settembre del 1944, sterminò più di 770 tra bambini, donne e anziani. Si è trattato della strage più terribile tra i tanti eccidi nazi fascista, perpetrati in Italia tra l’estate e l’autunno de 1944. Nel momento stesso in cui il presidente Steinmeier chiedeva perdono a nome del popolo tedesco, l’Austria andava al voto. Il risultato, com’è ormai noto, ha visto il partito di estrema destra, FPO, affermarsi come primo partito con quasi il 30% dei consensi, guidato da Herbert Kickl nazista per sua ammissione. Questa formazione politica austriaca, fondata negli anni ’50, vive in continuità con i suoi fondatori, tutti ex nazisti di primo piano e membri delle SS. Questo dunque è il DNA della FPO definitosi partito della libertà. Come tutti i partiti dell’estrema destra in Europa anche Kickl ha costruito il successo elettorale facendo leva e ampliando paura e incertezze sul futuro, ed in ciò larghe fasce di cittadini, si sono ritrovati, a causa delle evidenti difficoltà che affrontano nella vita reale e alle quali le democrazie e le istituzioni Europei non hanno fornito ad oggi soluzioni tangibili a problematiche quali la pandemia da Covid, l’inflazione, la crisi nei settori industriali, i quali alimentavano l’economia in Europa come in Germania e Francia con ripercussioni in paesi manifatturieri come Austria e Italia e non solo, rodono il potere d’acquisto delle famiglie, senza dimenticare di aggiungere i conflitti di guerra in Europa, la crisi di istituzioni iper nazionali che hanno consentito, dopo la seconda guerra mondiale, almeno in Europa, pace e benessere diffuso. A tutto questo, i partiti populisti, nel caso della estrema destra, offrono facili soluzioni senza mai spiegare il come. Indicano colpevoli e nemici del popolo nella comunità Europea e nelle democrazie liberali, che a loro dire sono corrotte e con loro i partiti che li esprimono. Il multi culturalismo, e il multi nazionalismo, l’invasione di migranti che rubano il lavoro e delinquono, il Sionismo mondiale alla Soros, il capitalismo onnivoro che succhia il sangue del popolo, stimolano xenofobia e razzismo, il motto noi contro di loro è definito in un quadro interpretativo nazionale e patriottico, come Dio, Patria, Famiglia, che ingloba, come detto, gli immigrati e la Commissione Europea, a questo si aggiunge un putinismo sfegato. In pratica presentano Putin come difensore di un’Europa delle nazioni staccata ed indipendente dal servilismo economico e militare, oltre che dal declino culturale e morale, degli Stati Uniti. Questa è la matrice e il filo rosso che è alla base del successo dei partiti di estrema destra in Olanda, Francia, Germania, i paesi Scandinavi e, in modo più sottotono, anche in Italia. Dove vincono diventano maggioranza politica relativa, anche se poi non governano. Il freno consiste, almeno nella maggioranza di questi paesi Austria compresa, nell’esistenza ancora di pesi e contrappesi garantiti dalle Costituzioni democratiche. Il voto in Austria, come negli altri paesi, ci dice senza nessuna possibilità interpretativa che non basta gridare al pericolo dell’ombra nera, al pantano fascista che vuole sovvertire la Democrazia, senza riconoscere le proprie responsabilità e il loro fallimento nelle mancate risposte ad un ceto medio che rischia di sparire. La stragrande maggioranza di quelli che li votano non è motivato da motivi ideologici o nostalgie fasciste, la stragrande maggioranza di quel 30% è frutto di un disagio reale, come abbiamo visto, che va preso sul serio ed è per questo che tutti i partiti democratici e le istituzioni nazionali ed europee, sono chiamate a dare risposte concrete e soluzioni certe e condivise. Devono abbandonare divisioni per calcolo politico personale o di partito. Di politiche miopi e senza visione nel come affrontare le sfide di un mondo che è in fase di cambiamenti epocali, climatici e tecnologici senza precedenti. Che se non governati produrranno esodi biblici da interi continenti, già oggi in avanzato fase di desertificazione. A tutto questo loro offrono protezione, arroccandosi dietro muri e recinzioni di una società spaesata e senza punti di riferimento certi. C’è ancora molto spazio dove e come intervenire, quello che non c’è è il tempo, inteso come spazio temporale in cui agire e su questo l’agenda Draghi consegnata alla Commissione e al Consiglio Europeo, fornisce indicazioni precise per invertire la narrazione e contrastare il populismo della destra estrema e di matrice neo fascista. Le istituzioni democratiche, come ripete il nostro presidente Mattarella, restano, malgrado tutto, forti sotto lo scudo della nostra Costituzione antifascista nata dalla resistenza partigiana, con buona pace dei nostri Meloni, Salvini e i loro compagni di viaggio Orban, Le Pen, Geert Wildes e Kickl. La storia, la loro storia non è ancora scritta. Ma non c’è tempo da perdere urge agire ora e subito, dobbiamo tutti, non solo la politica, rendersi conto del fatto che sul piano inclinato della storia c’è in gioco la qualità, se non la stessa, Democrazia.
*Cittadino ed ex rappresentante sindacale della Cgil